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Tre generazioni che illustrano, in una sorta
di affresco sociale, il passaggio dall'antico al moderno, dalla
sottomissione alla rivendicazione, dai campi alle fabbriche,
dalla nascita di un mondo alla sua fine. Ma anche la storia di
un luogo ben preciso, una piccola regione della Maremma dove,
all'indomani della guerra, cultura rurale e industriale si sono
trovate improvvisamente a convivere, dove il partito comunista
e i sindacati hanno rappresentato un motore essenziale della
consapevolezza e del riscatto sociale. È una storia di
persone, raccontata attraverso le vicende di una famiglia di
coloni. Nedo e Vasco Rinaldini sono due fratelli, figli del "capoccia"
di una fattoria in cui sono nati mezzadri. Nedo è il primogenito,
il più consapevole ma anche il più attaccato a
un passato da cui pure cerca di emanciparsi. Vasco è il
ribelle, tutto proteso verso il futuro e la conquista di un benessere
per il quale sembra disposto a pagare qualsiasi prezzo. Scelgono
così strade diverse per raggiungere quella che pensano
essere la via del progresso, parola che non assume per loro lo
stesso significato ma che rimane il vero motore dell'esistenza
di entrambi. Due mondi che spariscono raccontati attraverso lo
sguardo di chi questi mondi li ha voluti cambiare. Il loro smarrimento,
la loro sorpresa nel ritrovarsi a essere gli artefici della propria
estinzione. È il passaggio conclusivo alla nuova generazione,
più colta, più urbana e ormai totalmente incapace
di comunicare con i propri padri.
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