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INCONTRO CON L'AUTORE

 Sergio Galligani

 

Raddrizzavamo I chiodi

 

Edizioni Il Foglio

 

Venerdi 30 Aprile 2004

Ore 17,30

     

    Presso la Libreria LaBancarellaVia G. Tellini n. 19 Piombino -li-

    www.bancarellaweb.it

 I PARTIGIANI

 

Un pomeriggio, mentre i ragazzi giocavano, videro venire verso la baracca due uomini in mezza divisa militare che chiesero se c'era qualche adulto. Giorgio chiamò il nonno che venne fuori con Piero.

"Siamo venuti a sentire se ci potete vendere qualcosa da mangiare, soldi alla mano" - disse il più anziano. "Soldi? — rispose il nonno — Mica si mangiano quelli. Chi siete? Da dove venite?"

"Non possiamo dirvelo. Se avete farina, olio, legumi o qualsiasi altra cosa da mangiare, bene, altrimenti non possiamo trattenerci".

Il vecchio scosse la testa in senso di diniego e i due sconosciuti dissero semplicemente: "Arrivederci" e ritornarono indietro. "Arrivederci" — rispose il vecchio e guardò Piero abbassando gli angoli della bocca in segno di stupore.

"Saranno degli sfollati — intervenne Giovanni — Ma perché non voler dire niente?"

"A giudicare dalla direzione sembra che vadano verso il monte — osservò Piero — Potrebbero essere partigiani "Già, hai ragione — esclamò il nonno — Ma allora la cosa cambierehbe aspetto. Ehi voi!" Gridò verso i due che si allontanavano. "Che c'è?"

Gli sconosciuti si guardarono in faccia e, dopo aver un po confabulato tra loro, ritornarono verso la baracca. "Se siete partigiani potete dircelo perché noi siamo dalla vostra parte". Dopo un ultimo reciproco sguardo, questa volta fu il più giovane a parlare: "Va bene, ci fidiarno. Siamo partigiani ".

"Allora venite a bere un bicchiere di vino e vedrete che non andrete via a mani vuote".

Dopo pochi minuti brindavano tutti alla liberazione dell'Italia, con del vino rosso della recente vendemmia. Poi cominciarono le discussioni di politica e di attualità. Il nonno espresse le sue idee un po' utopistiche ma condite di sincera umanità e concretezza:

"L'uomo, salvo poche eccezioni che come al solito confermano la regola, è il solo animale che arriva ad uccidere i propri simili. Sarà l'uovo di Colombo, ma se tutti gli eserciti si obbligassero da se stessi a restare nella propria nazione, non ci sarebbero più guerre. Quando ai soldati viene ordinato di passare i confini per andare a combattere altrove, dovrebbero ribellarsi e dire che si muoverebbero solo se il "nemico" varcasse i confini, non prima. Dovrebbero essere concepite, cioè, solo guerre di difesa e non quelle di aggressione. E se non ci fossero le aggressioni non occorrerebbe la difesa, quindi niente più le stupide guerre. Ogni Stato dovrebbe risolvere le proprie beghe per conto suo, senza intervento straniero, richiesto o meno, e la pace allora sarebbe davvero rassicurata".

"Si, ma lei non tiene conto del potere che hanno i fabbricanti di armi. Sono loro che impongono le guerre per smerciare i loro prodotti. E' tutta questione di soldi, caro lei' —rispose il più anziano dei due partigiani

"Già, accidenti al dio quattrino!"

Nel frattempo i ragazzi, capito che si trattava di amici, si erano rirnessi a giocare, ma dopo un po' Giorgio e Giovanni andarono a sentire cosa dicevano i grandi, perché intuivano che era venuto il momento di non pensare più soltanto al gioco.

Il partigiano più anziano, mentre parlava, si scolava un bicchiere di vino dopo l'altro. Piero gli disse bonariamente:

"Ti piace il vino eh?" — E costui di rimando:

"Al mondo ci sono due sole cose per cui vale combattere e morire: le donne e il vino. Oltre la libertà, s'intende!" Aggiunse prontamente ricordandosi di essere partigiano. Tutti risero e alzarono i bicchieri per il dovuto brindisi alla libertà.

"Bisogna andare" — disse il più giovane alzandosi dalla sedia.

"Vediamo di dar loro qualcosa — disse il nonno - Un po' di farina gialla, qualche chilo di fagioli".

"Io vado a vedere nel pollaio se c'è qualche uovo" —esclamò la mamma di Giorgio uscendo dalla baracca.

"Ci sono anche un po' di noci — aggiunse la nonna — ma pensiamo anche a questi bimbi..."

Dopo un po' i due ringraziarono e ripresero la via del ritorno, ciascuno con un sacchetto pieno di roba da mangiare. I nostri amici li guardarono con simpatia fino a che non scomparvero nella macchia, sperando che quel loro sacrificio dell'offerta di prezioso cibo, fosse stato un piccolo contributo per una pronta fine della guerra e la conseguente costruzione di un mondo migliore.

 

 

Sergio Galligani:Raddrizavamo i chiodi Ed. Il foglio .

Pag63- 65

 

LA STORIA DI GIORGIO

 

Il signor Sergio Galligani, noto nella città di Piombino per il suo impegno civico, è anche un ottimo scrittore di storie e romanzi. Autore di "Amore e simpatia", edito dalla casa milanese Castaldi e di "Lettere alla stampa", godibile raccolta di lettere inviate ai quotidiani sul modello del best-sel/er "Lettere al direttore" di Romano Battaglia, Sergio Galligani produce per la nostra collana "Voci della Maremma" il fresco romanzo "Raddrizzavamo i chiodi".

Si tratta di un'opera parzialmente autobiografica dove memoria e ricorso alla fantasia si mescolano strettamente per narrare la vita e le avventure di Giorgio al seguito del nonno saggio dalle idee anarcoidi. La vicenda si svolge durante il ventennio fascista e l'ultima guerra mondiale. Scritto con un linguaggio piano e popolare, con uno stile che definirei realista, la storia di Giorgio si apre con la nascita in "Lieto evento", si sviluppa nella descrizione dell'infanzia, con la frequentazione dell'asilo e della scuola, fino alla giovinezza e al "Triste Natale" del nonno.

La figura rassicurante del nonno - quasi un angelo custode -segue il nipote nelle traversie della gioventù. Indimenticabile il capitolo "Con il nonno" appunto, dove il lettore rivive il lavoro dei boscaioli e le escursioni nella macchia mediterranea presso il Termine, lungo "la Cagliana", nonché i fortunosi incontri con bisce e ghiri. Scene descritte veramente con forte senso realistico della natura, in certi punti quasi iperrealistico, ma sempre in una visuale emotiva che fa tesoro della lezione della poetica decadentista (Pascoli, D'Annunzio e Carducci) di fine Ottocento.

Altrove si parla della pesca ("A fiaccolare") e della caccia alle rane ("Geografia astronomica"), di miseria e autarchia ("I chiodi"), di eventi bellici, sfollamenti, fame e lotta partigiana "Bombardamenti", "Luisa" e 'La fame"). Certamente rilevante appare il capitolo intitolato "Geografia astronomica", dove il nonno trasmette a Giorgio sani principi morali (l'apparenza inganna e le guerre sono ingiuste) e alcune conoscenze scientifiche (come la selezione naturale). Può interessare gli uomini politici il capitolo delle "Discussioni" in cui si parla del pensiero di Pietro Gori sul tema della proprietà.

Concludendo, posso dire che gli adulti potranno facilmente immedesimarsi con i personaggi di questa viva storia marernmana, ma anche i giovani non resteranno di certo indifferenti al fascino della natura e ai principi etico-sociali espressi efficacemente da Sergio Galligani in questa sua nuova e interessante opera.

Maurizio Maggioni

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