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 AL MERCATO
  DEI LIBRI
 DI BAGHDAD
luogo di cultura comunicazione

  pace

 

Cronache ante-guerra dal Suk Al Mutanabi
di Mauro Casaccia Missione Bipot in Iraq

  il reportage

16 Febbraio 2003

Il suk Al Mutanabi, il frequentatissimo mercato dei libri usati il cui nome deriva da un celebre poeta dell'epoca abbasside, occupa un'intera strada nei pressi della Mustansiriyya, l'antica università di Baghdad del XXIII secolo, ed è soprattutto un importante luogo di incontro per gli abitanti della capitale, frequentato anche da molti stranieri.Un libro è un oggetto molto importante per un iracheno; esso ha, infatti, un posto fondamentale nella cultura del paese mediorientale, derivante dall'evoluzione storica dell'area e soprattutto dal ruolo che in tale evoluzione è riconosciuto alla scrittura. Proprio per questo il fatto che le persone, in particolare i professionisti, si separino dai loro testi mettendoli in vendita va riconosciuto come indice rilevante della condizione generale del paese, ormai al disastro economico.

Ad Al Mutanabi si possono trovare testi di ogni genere, alcuni pressoché nuovi, cui la gente e costretta a rinunciare per l'esigenza di affrontare le necessità primarie; tutti li svendono per poter acquistare quanto serve per sopravvivere, così accade che i libri costino all'incirca quanto la carta: in questo Iraq disastrato da dittatura ed embargo la cultura sta diventando un lusso che la gran parte della popolazione non può permettersi.

Tra le bancarelle allineate su entrambi lati della strada si possono trovare testi in arabo, come in inglese, in francese, in spagnolo o in russo; si può scegliere tra libri per bambini,
romanzi rosa e volumi di matematica, medicina, filosofia, storia. E poi ancora numeri delle più svariate riviste, da Pc Magazine ai rotocalchi, da quelle sui motori a quelle sulle arti marziali.Pur essendo molto frequentato, non c'è qui la marea di gente che in genere invade ogni suk arabo: il via vai è più moderato, anche perché il libro costituisce un bene superfluo per una popolazione allo stremo. Nonostante ciò si svolgono continue contrattazioni, per lo più inconcluse, che mettono in evidenza il desiderio delle persone di garantirsi un accesso ai canali culturali, all'istruzione, all'informazione, cosa assolutamente difficile nell'Iraq di oggi.

In particolare, quando arrivano gli stranieri appare evidente la voglia dei venditori di mostrare i libri, di farli vedere e toccare certamente per vendere, non c'è dubbio: ma non solo. Emerge quello che forse è un bisogno di comunicazione, anche e soprattutto con l'esterno, con persone provenienti da universi lontani; un bisogno di scambio e di contatto con il mondo esterno, con ciò che regime e sanzioni hanno reso distantissimo e pressoché inaccessibile. Nel suk dei libri, poi, quando è festa e le scuole sono chiuse, hanno un ruolo centrale i bambini il cui numero aumenta man mano che ci si inoltra tra i tappeti e le tavole colme di volumi. Sono i ragazzini a occuparsi dell'attività promozionale: mentre gli adulti restano di fianco alla propria mercanzia, fumando o bevendo il the in piccoli bicchieri, per entrare in azione solo per la gestione della contrattazione, i bambini si muovono tra la gente, urlano, richiamano l'attenzione, indicano la strada per la bancarella giusta, dove di certo si fanno gli affari migliori.E proprio con i giovanissimi si possono avere gli incontri più interessanti.

Decido di fotografare Al Mutanabi in tutta la sua lunghezza. Perciò raggiungo il fondo della via, dove alcuni ragazzini, ridendo come pazzi, mi chiedono di essere ritratti; felici di mettersi in posa, appena si accorgono che sto per scattare si fanno seri, per riprendere la loro gioiosa confusione nel momento in cui discosto la macchina.Dalla piccola folla di anziani e bambini radunata intorno si fa avanti un ragazzo: mi richiama per una foto non a lui, ma all'entrata del suo ristorante, in modo da farlo conoscere in Italia. Le vie della pubblicità sono infinite.Ripercorro all'indietro un tratto della strada dei libri e mi fermo a sedere su un lato di essa, nello spazio lasciato dall'assenza di una bancarella; molti passanti mi guardano con stupore, altri mi salutano come se ogni giorno mi vedessero là. Dopo non molto qualcuno si ferma a scambiare qualche parola.