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 DOMANI SENZA LA BANCARELLA

 

di Paolo Federighi
Passare un po' di tempo fra i libri de "La Bancarella" era uno dei miei passatempi preferiti. A volte anche senza comprare niente. Per il bibliofilo, la vicinanza e la compagnia dei libri è condizione essenziale, linfa senza la quale risulterebbe ardua la sopravvivenza. E non c'era miglior posto, nella zona, de "La Bancarella". Una breve sosta davanti alla vetrina, con i libri esposti; all'entrata, svolta a sinistra, nel piccolo angolo dei classici; poi, il corridoio centrale, con i libri di storia locale, le opere di filosofia occulta, gli studi di storia delle religioni e filosofia, ecc.; ai lati del corridoio, ancora libri di storia locale nella parte sinistra, preceduti da qualche bel DVD e da qualche videocassetta, con libri di letteratura per bambini, diari di viaggio, altri classici; dalla parte destra del corridoio, ecco i racconti immortali, i gialli dei maestri inglesi e americani. E poi, la salita sulla scala di legno ed acciaio, il palco superiore rettangolare, la mia parte preferita, con gli studi sulle civiltà antiche, testi dei grandi storici e dei filosofi, meravigliosi libri di storia dell'arte, monografie pittoriche, libri di disegno e architettura, teatro e cinema, musica e scultura; linguistica e scienze del linguaggio, astronomia, storia della letteratura, storia antica, moderna e contemporanea, ecc. Questa era "La Bancarella". Si vuole ordinare un libro? Non c'è problema: in pochi giorni, eccolo. Grazie a "La Bancarella" ho conosciuto, durante l'adolescenza, molti classici della letteratura mondiale. Poi, in seguito, ho potuto conoscere "La teoria del cielo" di Aristotele, il "Sogno" di Keplero, le teorie sulla nascita del linguaggio di Grimm e Schelling, la "Storia vera" e "I dialoghi" di Luciano di Samosata, i testi di Hauser, di
Pirenne e Le Goff, Garin e Brandi, Paolo Rossi e Umberto Eco; "Il collare della Colomba", alcuni scritti di Voltaire, i "Saggi" di Montaigne, ecc. E adesso, la notizia che ferisce al cuore: "La Bancarella" chiude per sempre. Ultimo giorno: il 31 marzo. Probabilmente, quando questo numero de "L'Etrusco" uscirà, "La Bancarella" non esisterà più. Ovviamente, che dire di Enrico Beni e Stefania Stefanini? Una vita dedicata alla cultura, non solo alla vendita dei libri. Due persone lì non per caso. Due amanti dei libri e della lettura, colti, competenti, che hanno ravvivato, negli anni, la vita culturale e sociale dei piombinesi e non solo. Ne "La Bancarella", incontri e dibattiti, grandi scrittori, storici, docenti; non potrei continuare, ché non basterebbe lo spazio per descrivere tutto quello che hanno fatto in questi 62 anni di vita le persone de "La Bancarella". Sì. Sessantadue anni. "La Bancarella" non è solo "un'istituzione" a Piombino; è uno dei nuclei principali della vita piombinese dal dopoguerra ad oggi. Fu fondata nel 1947 da Curzio Stefanini, padre di Stefania, con l'aiuto della moglie Nara Nuti. Il serio intervento chirurgico a cui è stato sottoposto ultimamente Enrico potrebbe indurre a credere che la decisione di chiudere sia frutto e conseguenza di ciò. Ma non è esattamente così. Il calo delle vendite dovuto alla crisi economica e sociale, il privilegiare le librerie dei grandi centri commerciali a discapito di quelle "piccole", le leggi spietate del mercato, la cecità della politica, che non sa (e non vuole) distinguere ciò che è prioritario da ciò che non lo è: ecco molte ragioni di questa decisione. Il Comune non ha aiutato "La Bancarella". No. Era doveroso almeno tentare di salvare un bel pezzo di storia piombinese del dopoguerra.

Ma adesso, dal primo di Aprile (che bel Pesce! ... ) ecco arrivare nei fondi di via Tellini 19 l'ennesima Agenzia Immobiliare. "La Bancarella" ha patito la morsa di questi nostri anni, in cui la "storia", la tradizione e la cultura sono naufragate nel vortice di una crisi di valori senza precedenti. Ha subìto lo stesso principio valido per il paesaggio, i siti archeologici e l'arte, minacciati dalle grottesche "riqualificazioni" e "valorizzazioni". Forse, per molti, la "vecchia Bancarella" era "fatiscente" come il Casone e come tutta la Storia nostra. In questo modo l'Italia intera, molto presto, sarà considerata tutta "fatiscente", e dal far sparire una libreria, al far sparire arte e storia antica, il passo è molto più breve di quel che possa sembrare. E noi, tutti, colpevolmente zitti ed impassibili davanti alle atrocità quotidiane. Per non chiudere con debiti, Enrico e Stefania hanno prima deciso di scontare i libri del 20%, per poi aumentare lo sconto addirittura al 70%, fino ad esaurimento merce, ma non oltre, comunque, il 31 marzo. Enrico e Stefania continueranno la loro attività editoriale, fatta di belle ed interessanti pubblicazioni di autori locali, di importanti autori della letteratura italiana (Fucini, D'Annunzio, ecc.), di storia, ecc. Una delle iniziative editoriali più importanti e riuscite degli ultimi anni a livello nazionale. E poi, forse, con ulteriori uscite de "Il Libro Volante", rivista trimestrale di notevole interesse, contenuto e bella veste grafica. Sì, "La Bancarella Editrice" resterà, ma la libreria no. E sarà difficile, da ora in poi, fare un giro per via Tellini senza sentirsi smarriti, disorientati, un po' soli e confusi. "Leggere è vivere", sta scritto sotto l'insegna della libreria; fra poco vi leggeremo forse "compra-vendita di immobili" o qualcosa di simile. Abbiamo letto tanto, grazie alla Bancarella e alla grande competenza in materia letteraria dei suoi padroni. Adesso il mercato, spietato e insensato come sempre, ci farà sentire, da domani, più vuoti. E non sarà l'ultima volta. Un grazie a Enrico e Stefania, e un grande, immenso augurio per la loro attività editoriale. E mi fa male, tanto, dover dire queste parole.

dal n. 128 dell'Etrusco Aprile 2009.

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