LETTERA AGLI EBREI
Terza Scheda di sussidio (Prima e seconda parte: non più di 30 minuti)
Prima parte:
Preghiera iniziale
Spirito Santo che procedi dal Padre e
dal Figlio,
tu sei in noi, parli in noi, preghi in noi, operi in noi. Ti preghiamo
di fare spazio alle tue parole,
alla tua preghiera, alla tua intelligenza in noi
perché possiamo conoscere il mistero della volontà
di Dio nella storia, affinché operiamo in maniera degna
del Signore, e ci dedichiamo più totalmente al servizio
del nome e della gloria del nostro Signore Gesù Cristo.
Seconda parte: Lettura e ascolto meditati
III. Gesù nuovo
sommo sacerdote 5,11-9,10
Brani in evidenza: 7,1-12
In tutta la lettera, il posto centrale è occupato dalla
terza parte (5,11-9,10), la più lunga, la sola che comprenda
tre sezioni espositive incorniciate da due esortazioni parallele,
all'inizio e alla fine.
A. S,ll-6,20: Esortazione previa sull'importanza
di questa esposizione
B. Argomentazione vera e propria (7,1-10,18): riprende e sviluppa
in ordine inverso i tre grandi temi preannunciati alla fine della
parte precedente (5,9-10)
a) Gesù sommo sacerdote alla maniera di Melchisedek (7,1-28)
b) Reso perfetto dal suo sacrificio (8,1-9,28) c) Causa di salvezza
eterna (10,1-18)
C. 10,19-39: Grazie al sangue di Gesù tutti i credenti
si possono accostare a Dio con fede viva, speranza certa, carità
operosa, ma è necessaria la costanza e la vigilanza per
evitare le cadute ancora possibili.
La sua importanza dipende dal fatto che
in questa parte viene esposto quello che è il tema centrale
dello scritto, il sacerdozio di Cristo. Per esigenze di metodo,
noi la suddivideremo in due settori, prendendo in esame adesso
solo il primo, 5,1 1-7,28.
Questa parte mette in risalto gli aspetti del sacerdozio di Cristo,
presentanti una perfezione mai vista prima di lui. Il problema
era stringente per le comunità a cui l'autore si rivolgeva,
composte di ebrei convertiti al cristianesimo, i quali sentivano,
rispetto ai riti del tempio di Gerusalemme, la mancanza di qualcosa,
cioè la mancanza dell'esercizio sacerdotale del culto.
In realtà Gesù di Nazareth, discendente di Davide,
non apparteneva alla famiglia sacerdotale di Aronne, della tribù
di Levi; e nella Chiesa nascente era venuto a cadere tutto l'apparato
rituale del sacerdozio ebraico. Eppure, nessuno più di
Gesù merita il titolo di sacerdote, anzi sommo sacerdote,
perché Figlio di Dio e quindi intimamente unito a Dio (1,5-14)
e al tempo stesso uomo e fratello degli uomini, intimamente unito
ai suoi fratelli (2,9.14-16) e dunque mediatore perfetto fra Dio
e gli uomini,sommo sacerdote capace di conferire la salvezza (7,24-25).
Questo sacerdozio però non è quello aronnitico,
cui si apparteneva per diritto di nascita, ma è il sacerdozio
"a1 modo di Melchisedek" (5,6.10; 6,20; 7,1-25), un
sacerdozio che non viene dall'uomo ma da Dio. Ma tale riflessione
sul sacerdozio di Cristo non ha solo un'importanza dottrinale,
ha invece anche fondamentali ripercussioni per la nostra vita:
prima di tutto perché è dal sacerdozio di Cristo
che siamo salvati, ma anche perché noi stessi, nel nostro
battesimo, siamo associati a questo sacerdozio e siamo chiamati
a celebrare nella nostra vita ciò che egli una volta per
tutte ha celebrato.
Esortazione iniziale (5,11-6,20)
Può accadere che i cristiani, invece di progredire nella
conoscenza e nel comportamento, si arrestino sui primi passi compiuti
o vi ritornino, come bambini che rifiutano di crescere e di passare
dal latte al cibo solido. L'autore vuole stimolarli ad andare
oltre, nella fede e nella perseveranza. Accantonando la possibilità,
che pure esiste, di una apostasia o rinnegamento della fede, equivalente
a crocifiggere di nuovo il Signore, l'autore ci invita allo zelo
ed alla speranza salda, come un'ancora per la nostra vita.
5:
"Su questo argomento abbiamo molte cose da dire, difficili
da spiegare perché siete diventati lenti a capire.
12 Infatti voi, che a motivo del tempo trascorso dovreste essere
maestri, avete ancora bisogno che qualcuno v'insegni i primi elementi
delle parole di Dio e siete diventati bisognosi di latte e non
di cibo solido.
13 Ora, chi si nutre ancora di latte non ha l'esperienza della
dottrina della giustizia, perché è ancora un bambino.
14 Il nutrimento solido è invece per gli adulti, per quelli
che, mediante l'esperienza, hanno le facoltà esercitate
a distinguere il bene dal male.
6:
1Perciò, lasciando da parte il discorso iniziale su Cristo,
passiamo a ciò che è completo, senza
gettare di nuovo le fondamenta: la rinuncia alle opere morte e
la fede in Dio,
2 la dottrina dei battesimi, l'imposizione delle mani, la risurrezione
dei morti e il giudizio eterno. 3Questo noi lo faremo, se Dio
lo permette.
4 Quelli, infatti, che sono stati una volta illuminati e hanno
gustato il dono celeste, sono diventati partecipi dello Spirito
Santo
5 e hanno gustato la buona parola di Dio e i prodigi del mondo
futuro.
6Tuttavia, se sono caduti, è impossibile rinnovarli un'altra
volta portandoli alla conversione, dal momento che, per quanto
sta in loro, essi crocifiggono di nuovo il Figlio di Dio e lo
espongono all'infamia.
7 Infatti, una terra imbevuta della pioggia che spesso cade su
di essa, se produce erbe utili a quanti la coltivano, riceve benedizione
da Dio;
gma se produce spine e rovi, non vale nulla ed è vicina
alla maledizione: finirà bruciata! 9Anche se a vostro riguardo,
carissimi, parliamo così, abbiamo fiducia che vi siano
in voi cose migliori, che portano alla salvezza.
10 Dio infatti non è ingiusto
tanto da dimenticare il vostro lavoro e la carità che avete
dimostrato verso il suo nome, con i servizi che avete reso e che
tuttora rendete ai santi.
11 Desideriamo soltanto che ciascuno di voi dimostri il medesimo
zelo perché la sua speranza abbia compimento sino alla
fine,
12 perché non diventiate pigri, ma piuttosto imitatori
di coloro che, con la fede e la costanza, divengono eredi delle
promesse.
13 Quando infatti Dio fece la promessa ad Abramo, non potendo
giurare per uno superiore a sé, giurò per se stesso
14dicendo: Ti benedirò con ogni
benedizione e renderò molto numerosa la tua discendenza.
15Così Abramo, con la sua costanza, ottenne ciò
che gli era stato promesso. 16 Gli uomini infatti giurano per
qualcuno maggiore di loro, e per loro il giuramento è una
garanzia che pone fine a ogni controversia.
17 Perciò Dio, volendo mostrare più chiaramente
agli eredi della promessa l'irrevocabilità della sua decisione,
intervenne con un giuramento,
18 affinché, grazie a due atti irrevocabili, nei quali
è impossibile che Dio mentisca, noi, che abbiamo cercato
rifugio in lui, abbiamo un forte incoraggiamento ad afferrarci
saldamente alla speranza che ci è proposta.
19 In essa infatti abbiamo come un'àncora sicura e salda
per la nostra vita: essa entra fino al di là del velo del
santuario,
20 dove Gesù è entrato come precursore per noi,
divenuto sommo sacerdote per sempre secondo l'ordine di Melchìsedek.
Argomentazione: il sacerdozio di Cristo (7,1-10,18)
7,1-28: Gesù sommo sacerdote alla maniera di Melchisedek
Il sacerdozio di Cristo non è sul tipo di quello di Aronne,
basato sull'offerta di un culto esteriore, ma secondo l'ordine
di Melchisedek, basato sulla filiazione divina.
7,1-12
7: 1Questo Melchìsedek infatti, re di Salem, sacerdote
del Dio altissimo, andò incontro ad Abramo mentre ritornava
dall'avere sconfitto i re e lo benedisse;
2 a lui Abramo diede la decima di ogni cosa. Anzitutto il suo
nome significa «re di giustizia»; poi è anche
re di Salem, cioè «re di pace».
3Egli, senza padre, senza madre, senza genealogia, senza principio
di giorni né fine di vita, fatto simile al Figlio di Dio,
rimane sacerdote per sempre.
4 Considerate dunque quanto sia grande costui, al quale Abramo,
il patriarca, diede la decima del suo bottino.
SIn verità anche quelli tra i figli di Levi che assumono
il sacerdozio hanno il mandato di riscuotere, secondo la Legge,
la decima dal popolo, cioè dai loro fratelli, essi pure
discendenti da Abramo.
6 Egli invece, che non era della loro stirpe, prese la decima
da Abramo e benedisse colui che era depositario delle promesse.
7 Ora, senza alcun dubbio, è 1'inferiore che è benedetto
dal superiore.
8 Inoltre, qui riscuotono le decime uomini mortali; là
invece, uno di cui si attesta che vive.
9Anzi, si può dire che lo stesso
Levi, il quale riceve le decime, in Abramo abbia versato la
sua decima:
10 egli infatti, quando gli venne incontro Melchìsedek,
si trovava ancora nei lombi del suo antenato.
11 Ora, se si fosse realizzata la perfezione per mezzo del sacerdozio
levitico - sotto di esso il
popolo ha ricevuto la Legge -, che bisogno c'era che sorgesse
un altro sacerdote secondo
l'ordine di Melchìsedek, e non invece secondo l'ordine
di Aronne?
12 Infatti, mutato il sacerdozio, avviene necessariamente anche
un mutamento della Legge.
1 Il modello del sacerdozio di Cristo non è quello di Aronne,
che offriva riti cruenti, ma quello di Melchisedek, re e sacerdote,
che secondo il racconto di Gen. 14,17-20 incontra Abramo, offre
pane e vino e lo benedice:
2. Abramo ne riconosce il sacerdozio offrendogli la decima dei
suoi averi (il tributo che spetta ai sacerdoti). Il nome Melchi-sedek
significa in ebraico "Il mio re è giustizia",
mentre la città di cui Melchisedek è re, Salem,
identificata con Gerusalemme, porta nel suo nome il significato
di Shalom, pace. Giustizia e pace vengono dunque con Melchisedek.
3. Questa misteriosa figura compare nel racconto di Genesi senza
alcuna presentazione, cioè, diversamente da tutti gli altri,
senza genealogia e senza menzione del padre né della madre,
come se venisse non dalla storia ma dall'eternità; dopo
di che, sparisce dal racconto: non sarà più menzionato,
non se ne dirà più nulla, non si narrerà
la sua morte, come normalmente avviene per i personaggi storici,
come se la sua vita tornasse all'eternità da cui era venuta.
In tutto l'Antico Testamento Melchisedek viene menzionato solo
in un altro passo, nel salmo 110 (v. 4) dove il sacerdozio del
Re-Messia viene designato con l'espressione "secondo l'ordine
di MelchisedeV per distinguerlo dal comune sacerdozio levitico:
è il sacerdozio del Re-Figlio di Dio di cui parla il salmo.
Questo sacerdozio quindi non muore come quello dei sacerdoti mortali
che si avvicendavano nel servizio del tempio, ma rimane in eterno.
4. Se Abramo, patriarca del popolo di Israele, ha dato la sua
decima a Melchisedek, quanto più grande di Abramo deve
essere questo Melchisedek di cui Abramo ha riconosciuto il sacerdozio!
5. Ora, i sacerdoti figli di Aronne. della tribù di Levi,
che sono autorizzati a prelevare le decime dai loro fratelli,
sono a loro volta discendenti di Abramo,
6. mentre Melchisedek, che non proviene da Abramo, ha avuto ciò
non ostante da Abramo stesso il riconoscimento della sua qualità
sacerdotale prelevando la sua decima e dandogli la sua benedizione.
7. Ovviamente, chi è superiore in dignità benedice
chi è inferiore;
8. se ciò vale per quei sacerdoti mortali che hanno il
diritto di prelevare le decime, a maggior
ragione vale per una persona di cui si dice che vive senza morire.
9. La tribù di Levi, che in mezzo al popolo di Israele
aveva il diritto di prelevare le decime, a
sua volta le ha invece pagate a Melchisedek,
10. in quanto anche Levi era già presente nel seme di Abramo
quando questi pagò la decima a Melchisedek, quindi anche
i leviti hanno con quel gesto riconosciuto la superiorità
del sacerdozio di Melchisedek.
11 Se il sacerdozio di Aronne fosse già stato perfetto,
se fosse già stata perfetta la legge attuata sotto tale
sacerdozio, che bisogno ci sarebbe stato di un altro sacerdozio,
non proveniente da Aronne, ma esercitato alla maniera di Melchisedek?
12. E se cambia il tipo di sacerdozio, deve cambiare anche il
tipo di legge che il popolo deve seguire.
7,13-28
Gesù non è venuto dalla tribù sacerdotale
di Levi, ma dalla tribù regale di Giuda, della quale non
è detto niente riguardo al sacerdozio; il suo sacerdozio
non viene da prescrizioni umane, ma da Dio, con tanto di giuramento
divino, a differenza dei sacerdoti israelitici; così pure
l'alleanza e la legge, che egli introduce, sono un'alleanza ed
una legge superiori alle antiche. Il sacerdozio di Cristo è
efficace e salva veramente dai peccati, mentre i sacerdoti levitici
avevano bisogno prima di offrire vittime per i loro peccati; è
un sacerdozio eterno, non ripetibile, perché il Cristo
vive per sempre, a differenza dei sacerdoti di Israele, che dovevano
alla loro morte essere sostituiti da altri. Il Cristo rimane per
sempre, e una volta per tutte, per sempre, ha offerto se stesso
come unico sacrificio.
7:
13Colui del quale si dice questo, appartiene a un'altra tribù,
della quale nessuno mai fu addetto all'altare.
14 E noto infatti che il Signore nostro è germogliato dalla
tribù di Giuda, e di essa Mosè non disse nulla riguardo
al sacerdozio.
2.
Abramo ne riconosce il sacerdozio offrendogli la decima dei suoi
averi (il tributo che spetta ai sacerdoti). Il nome Melchi-sedek
significa in ebraico "Il mio re è giustizia",
mentre la città di cui Melchisedek è re, Salem,
identificata con Gerusalemme, porta nel suo nome il significato
di Shalom, pace. Giustizia e pace vengono dunque con Melchisedek.
3.
Questa misteriosa figura compare nel racconto di Genesi senza
alcuna presentazione, cioè, diversamente da tutti gli altri,
senza genealogia e senza menzione del padre né della madre,
come se venisse non dalla storia ma dall'eternità; dopo
di che, sparisce dal racconto: non sarà più menzionato,
non se ne dirà più nulla, non si narrerà
la sua morte, come normalmente avviene per i personaggi storici,
come se la sua vita tornasse all'eternità da cui era venuta.
In tutto l'Antico Testamento Melchisedek viene menzionato solo
in un altro passo, nel salmo 110 (v. 4) dove il sacerdozio del
Re-Messia viene designato con l'espressione "secondo l'ordine
di MelchisedeV per distinguerlo dal comune sacerdozio levitico:
è il sacerdozio del Re-Figlio di Dio di cui parla il salmo.
Questo sacerdozio quindi non muore come quello dei sacerdoti mortali
che si avvicendavano nel servizio del tempio, ma rimane in eterno.
4.
Se Abramo, patriarca del popolo di Israele, ha dato la sua decima
a Melchisedek, quanto più grande di Abramo deve essere
questo Melchisedek di cui Abramo ha riconosciuto il sacerdozio!
5.
Ora, i sacerdoti figli di Aronne. della tribù di Levi,
che sono autorizzati a prelevare le decime dai loro fratelli,
sono a loro volta discendenti di Abramo,
6.
mentre Melchisedek, che non proviene da Abramo, ha avuto ciò
non ostante da Abramo stesso il riconoscimento della sua qualità
sacerdotale prelevando la sua decima e dandogli la sua benedizione.
7.
Ovviamente, chi è superiore in dignità benedice
chi è inferiore;
8.
se ciò vale per quei sacerdoti mortali che hanno il diritto
di prelevare le decime, a maggior
ragione vale per una persona di cui si dice che vive senza morire.
9.
La tribù di Levi, che in mezzo al popolo di Israele aveva
il diritto di prelevare le decime, a
sua volta le ha invece pagate a Melchisedek,
10.
in quanto anche Levi era già presente nel seme di Abramo
quando questi pagò la decima a Melchisedek, quindi anche
i leviti hanno con quel gesto riconosciuto la superiorità
del sacerdozio di Melchisedek.
11
Se il sacerdozio di Aronne fosse già stato perfetto, se
fosse già stata perfetta la legge attuata sotto tale sacerdozio,
che bisogno ci sarebbe stato di un altro sacerdozio, non proveniente
da Aronne, ma esercitato alla maniera di Melchisedek?
12. E se cambia il tipo di sacerdozio, deve cambiare
anche il tipo di legge che il popolo deve seguire.
7,13-28
Gesù non è venuto dalla tribù sacerdotale
di Levi, ma dalla tribù regale di Giuda, della quale non
è detto niente riguardo al sacerdozio; il suo sacerdozio
non viene da prescrizioni umane, ma da Dio, con tanto di giuramento
divino, a differenza dei sacerdoti israelitici; così pure
l'alleanza e la legge, che egli introduce, sono un'alleanza ed
una legge superiori alle antiche. Il sacerdozio di Cristo è
efficace e salva veramente dai peccati, mentre i sacerdoti levitici
avevano bisogno prima di offrire vittime per i loro peccati; è
un sacerdozio eterno, non ripetibile, perché il Cristo
vive per sempre, a differenza dei sacerdoti di Israele, che dovevano
alla loro morte essere sostituiti da altri. Il Cristo rimane per
sempre, e una volta per tutte, per sempre, ha offerto se stesso
come unico sacrificio.
7:
13Colui del quale si dice questo, appartiene a un'altra tribù,
della quale nessuno mai fu addetto all'altare.
14 E noto infatti che il Signore nostro è germogliato dalla
tribù di Giuda, e di essa Mosè non disse nulla riguardo
al sacerdozio.
15 Ciò risulta ancora più
evidente dal momento che sorge, a somiglianza di Melchisedek,
un sacerdote differente,
16 Il quale non è diventato tale secondo una legge prescritta
dagli uomini, ma per la potenza di una vita indistruttibile.
17 Gli è resa infatti questa testimonianza:
Tu sei sacerdote per sempre
secondo l'ordine di Melchìsedek.
18 Si ha così l'abrogazione di un ordinamento precedente
a causa della sua debolezza e inutilità
19 1a Legge infatti non ha portato nulla
alla perfezione - e si ha invece l'introduzione di una speranza
migliore, grazie alla quale noi ci avviciniamo a Dio.
20lnoltre ciò non avvenne senza giuramento. Quelli infatti
diventavano sacerdoti senza giuramento;
21 costui al contrario con il giuramento di colui che gli dice:
Il Signore ha giurato e non si pentirà:
tu sei sacerdote per sempre.
22 Per questo Gesù è diventato garante di un'alleanza
migliore.
23 Inoltre, quelli sono diventati sacerdoti in gran numero, perché
la morte impediva loro di durare a lungo.
24 Egli invece, poiché resta per sempre, possiede un sacerdozio
che non tramonta.
25 Perciò può salvare perfettamente quelli che per
mezzo di lui si avvicinano a Dio: egli infatti è sempre
vivo per intercedere a loro favore.
26 Questo era il sommo sacerdote che ci occorreva: santo, innocente,
senza macchia, separato dai peccatori ed elevato sopra i cieli.
27 Egli non ha bisogno, come i sommi sacerdoti, di offrire sacrifici
ogni giorno, prima per i propri peccati e poi per quelli del popolo:
lo ha fatto una volta per tutte, offrendo se stesso.
28 La Legge infatti costituisce sommi sacerdoti uomini soggetti
a debolezza; ma la parola del giuramento, posteriore alla Legge.
costituisce sacerdote il Figlio, reso perfetto per sempre.
Gesù consacrato sommo sacerdote dal suo sacrificio (8,1-9,28)
Il sacerdozio ebraico era solo di tipo terreno, fatto di sacrifici
esteriori; Cristo invece ha offerto se stesso una volta per sempre.
All'interno dell'argomentazione centrale di tutto il libro, il
posto centrale spetta proprio a questa sezione, come appare anche
dalle parole con cui 1'autore la introduce: "Il punto centrale
delle cose che stiamo dicendo è questo..." (8,1-2).
Nel centro letterario e tematico di questa parte e di tutto lo
scritto sta l'affermazione che Cristo è il sommo sacerdote
dei beni futuri. cioè della salvezza eterna.
8,1-13: il culto antico e la vecchia alleanza
La funzione sacerdotale richiede una
persona che sia l'offerente e dei doni da offrire; sulla terra,
il Cristo non sarebbe sacerdote, perché non appartiene
alla tribù di Levi; ma questi riti e sacrifici non sono
altro che l'ombra, la prefigurazione della realtà celeste,
così come Mosè edificò il santuario nel deserto
secondo il modello che gli era stato indicato.
Servendosi di citazioni tratte dal profeta Geremia (31,31-34),
l'autore dimostra che era già previsto nell'Antico Testamento
che alla vecchia alleanza imperfetta e superata avrebbe fatto
seguito un'alleanza nuova ed eterna.
8: 1
Il punto capitale delle cose che stiamo dicendo è questo:
noi abbiamo un sommo sacerdote così
grande che si è assiso alla destra del trono della Maestà
nei cieli,
2 ministro del santuario e della vera tenda, che il Signore, e
non un uomo, ha costruito.
3 0gni sommo sacerdote, infatti, viene costituito per offrire
doni e sacrifici: di qui la necessità
che anche Gesù abbia qualcosa da offrire.
4 Se egli fosse sulla terra, non sarebbe neppure sacerdote, poiché
vi sono quelli che offrono i
doni secondo la Legge.
5 Questi offrono un culto che è immagine e ombra delle
realtà celesti, secondo quanto fu
dichiarato da Dio a Mosè, quando stava per costruire la
tenda: «Guarda - disse - di fare ogni cosa
secondo il modello che ti è stato mostrato sul monte.
6 0ra invece egli ha avuto un ministero tanto più eccellente
quanto migliore è l'alleanza di cui è mediatore,
perché è fondata su migliori promesse. 7 Se la prima
alleanza infatti fosse stata perfetta, non sarebbe stato il caso
di stabilirne un'altra.
8 Dio infatti, biasimando il suo popolo, dice:
Ecco: vengono giorni, dice il Signore,
quando io concluderò un'alleanza nuova con la casa d'Israele e con la casa di Giuda.
9 Non sarà come l'alleanza che feci con i loro padri,>
nel giorno in cui li presi per mano
per farli uscire dalla terra d'Egitto;
poiché essi non rimasero fedeli alla mia alleanza,
anch'io non ebbi più cura di loro, dice il Signore.
10 E questa è l'alleanza che io stipulerò con la casa d'Israele
dopo quei giorni, dice il Signore:
porrò le mie leggi nella loro mente
e le imprimerò nei loro cuori;
sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. 1'Né alcuno avrà più da istruire il suo concittadino,
né alcuno il proprio _fratello, dicendo:
«Conosci il Signore!» Tutti infatti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande di loro
12 Perché io perdonerò le loro iniquità
e non mi ricorderò più dei loro peccati.
13Dicendo alleanza nuova, Dio ha dichiarato antica la prima: ma,
ciò che diventa antico e
invecchia, è prossimo a scomparire .
9,1-10: le vecchie istituzioni cultuali
erano inefficaci
Il culto antico prevedeva un santuario costituito di due parti:
la prima, detta "Santo", dove avevano accesso i sacerdoti,
contenente la menorah (il sacro candelabro a sette braccia rappresentante
la scintilla divina, la luce della potenza di Dio che illumina
il mondo e il Creato) e i dodici pani della proposizione; separato
da un velo o cortina, il santuario interno, detto `'Santo dei
Santi" cioè "Santissimo", conteneva l'altare
dei profumi e l'arca dell'alleanza, cui aveva accesso solo il
sommo sacerdote, una volta l'anno, nel giorno del Kippur: egli
vi entrava portando il sangue dei sacrifici, dopo aver offerto
vittime per i propri peccati e per quelli del popolo. Lo Spirito
santo, dice l'autore, ha tutto preordinato in modo da farci vedere
che nella antica alleanza esisteva ancora una barriera tra Dio
e gli uomini, rappresentata dal velo del santuario, e che gli
antichi sacrifici non assolvevano veramente gli uomini dal peccato,
tanto è vero che dovevano continuamente essere rinnovati.
9:
1. Certo, anche la prima alleanza aveva norme per il culto e un
santuario terreno.
2 Fu costruita infatti una tenda, la prima, nella quale vi erano
il candelabro, la tavola e i pani dell'offerta; essa veniva chiamata
il Santo.
3 Dietro il secondo velo, poi, c'era la tenda chiamata Santo dei
Santi, con
4 1'altare d'oro per i profumi e l'arca dell'alleanza tutta ricoperta
d'oro, nella quale si trovavano
un'urna d'oro contenente la manna, la verga di Aronne, che era
fiorita, e le tavole dell'alleanza.
5 E sopra l'arca stavano i cherubini
della gloria, che stendevano la loro ombra sul propiziatorio.
Di queste cose non è necessario ora parlare nei particolari.
6Disposte in tal modo le cose, nella prima tenda entrano sempre
i sacerdoti per celebrare il culto;
7 nella seconda invece entra solamente
il sommo sacerdote, una volta all'anno, e non senza
portarvi del sangue, che egli offre per se stesso e per quanto
commesso dal popolo per ignoranza.
8 Lo Spirito Santo intendeva così
mostrare che non era stata ancora manifestata la via del
santuario, finché restava la prima tenda.
9 Essa infatti è figura del tempo presente e secondo essa
vengono offerti doni e sacrifici che non possono rendere perfetto,
nella sua coscienza, colui che offre:
10 si tratta soltanto di cibi, di bevande e di varie abluzioni,
tutte prescrizioni carnali, valide fino al tempo in cui sarebbero
state riformate.
(Terza parte: non più di 10 minuti)
Terza parte: Qualche momento di silenzio per interiorizzare la
Parola ascoltata e porsi in atteggiamento orante
(Quarta parte: non più di 30 minuti)
Quarta parte: Poniamoci qualche domanda per la vita
Domande per la vita
personale e comunitaria
Quale espressione o quale idea del brano letto mi ha trovato
maggiormente sensibile? Perché?
Abbiamo mantenuto il desiderio di progredire nella fede
(intesa come conoscenza della verità cristiana e come condotta
matura di vita spirituale) o siamo rimasti fermi ad una fede infantile,
o adolescenziale, basata più sull'emozione e sulla valorizzazione
di sé che sull'apertura alle richieste, talvolta anche
molto esigenti e dure, di Dio?
Teniamo viva l'aspirazione alla giustizia e alla pace,
di cui, in quanto cristiani, siamo portatori e costruttori?
Siamo consapevoli di essere, nel nostro battesimo, sacerdoti,
re e profeti in Cristo, chiamati ad esercitare l'ufficio sacerdotale
con l'offerta, momento per momento, della nostra vita; l'ufficio
regale, della regalità di Cristo che è il servizio;
l'ufficio profetico, con la testimonianza della vita prima che
con le parole?
Viviamo la liturgia interiormente, come espressione sacramentale
delle realtà spirituali, oppure la riduciamo ad un insieme
di riti folkloristici o magari ad una palestra dove esercitiamo
dei ruoli?
(Quinta parte: non più di 10 minuti)
Quinta parte: Dopo qualche altro momento di silenzio per rispondere personalmente, mettiamo insieme le nostre riflessioni ed esprimiamo una decisione comune
(Sesta parte: non più di 10 minuti)
Sesta parte:
Spunto di preghiera
Al Signore Gesù,
sommo sacerdote che intercede per noi presso il Padre
e che ha pagato con la sua vita questo ufficio di mediatore, chiediamo
di esser aiutati ad addentraci nella conoscenza del suo mistero,
di essere conquistati dalla forza del suo sacrificio, di comprendere
sempre più la portata della nostra vocazione, della nostra
dignità sacerdotale, regale e profetica,