LETTERA AGLI EBREI

 

Prima Scheda di sussidio

(Prima e seconda parte: non più di 30 minuti)

Prima parte:
Preghiera iniziale

Spirito Santo, guida tutti noi all'ascolto;
sostieni lo sforzo della nostra intelligenza e del nostro cuore a entrare nella verità tutta intera:
la bella notizia di Gesù morto e risorto per la nostra salvezza; aiutaci a trasferire e attuare nello spazio della nostra esistenza quanto ci suggerisci. Amen.

Seconda parte: Lettura e ascolto meditati
La lettera agli Ebrei

INTRODUZIONE
Fino alla riforma conciliare, quando un passo di questo scritto era letto nella S. Messa, veniva così presentato: "Dalla epistola di S. Paolo apostolo agli Ebrei". In realtà, lo scritto non è attribuibile a Paolo ma a qualche suo collaboratore, e non è neppure una vera e propria lettera, ma una sorta di omelia rivolta agli ebrei convertiti al cristianesimo. Si tratta anzi dell'esempio più antico e più completo di omelia cristiana, che non ha lo scopo di esporre una riflessione teologica astratta, ma di richiamare alcuni concetti dottrinali, perché da essi traggano ispirazione la vita di fede e le scelte concrete di comportamento.
Nella sua predica, l'autore alterna infatti parti dottrinali a parti esortative, invitando i destinatari a ricavare dalle dottrine le conseguenze per la loro vita cristiana; al termine di un brano, l'autore preannuncia il successivo inserendo una espressione che poi riprenderà nel discorso seguente. Lo scritto si può, così, suddividere in cinque parti fondamentali:
1. 1,1-2.18 Cristo è Figlio di Dio e fratello degli uomini
li. 3,1-5,10 Cristo è sacerdote degno di fede e misericordioso
III. 5,11-10,39 Caratteristiche del sacerdozio di Cristo
IV. ILI-12,13 Adesione a Cristo nella fede e nella perseveranza
V. 12,14-13,18 Esortazione alla carità e santità
13,20-21 Saluti finali

Il principio cui continuamente lo scritto si ispira è quello secondo cui tutta l'esperienza religiosa dell' antico Israele, comprese le istituzioni e i riti, prefigura Cristo e da Lui viene portata a compimento: è infatti provvidenziale, ma parziale e provvisoria, e deve essere superata dalla novità cristiana. In quanto profezia, l'Antico Testamento mantiene tutto il suo valore, ma in quanto istituzione cede il posto alla nuova alleanza.
In questa ottica, anche la funzione sacerdotale, così importante per l'antico Israele, non poteva non trovare adempimento nel Cristo. Il vecchio culto risulta così essere una realtà imperfetta, che prefigura il sacerdozio di Gesù ma che, trovando in esso adempimento perfetto, diventa superfluo e destinato a scomparire.
La lettera agli Ebrei, in particolare, è incentrata sul tema della mediazione di Cristo: essendo Figlio di Dio per la sua natura divina, ma anche solidale con gli uomini per la sua natura umana, egli è veramente il sommo sacerdote degno di fede, perché investito di autorità divina, ma anche misericordioso, in quanto fratello degli uomini.


I

Gesù è il Figlio di Dio e il fratello solidale degli uomini

1,1-2,18
Brani in evidenza: 1,1-6; 2,14-18

Questa prima parte mostra Cristo glorificato come Figlio di Dio (1,5-14) dopo aver sofferto la passione e la morte nella sua condizione umana (2,5-18). E' un'ottima introduzione al tema del sacerdozio, perché mette insieme i due lati della mediazione di Cristo. Dio e gli uomini. Presenta la seguente struttura:
Ruolo di Cristo nel piano di Dio
- Il Figlio di Dio è superiore agli angeli (1,5-14)
- Bisogna riconoscere la sua autorità (2,1-4)
- E' solidale con gli uomini (2,5-18)
Preannunzio del tema seguente: "per diventare sommo sacerdote misericordioso e degno di
fede

1,1-6

1 Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti,
2 ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo.
3 Egli è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza, e tutto sostiene con la sua parola potente. Dopo aver compiuto la purificazione dei peccati, sedette alla destra della maestà nell'alto dei cieli,
4 divenuto tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato.
5 Infatti, a quale degli angeli Dio ha mai detto:


Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato?
E ancora:


Io sarò per lui padre
ed egli sarà per me figlio?


6 Quando invece introduce il primogenito nel mondo, dice:


Lo adorino tutti gli angeli di Dio.

 

I. In poche parole, nei versetti iniziali, l'autore sintetizza mirabilmente la storia della salvezza presentandola come un dialogo di Dio con gli uomini, in forme sempre rirulovate, attraverso i suoi servitori, i profeti.
2. Ma adesso, nella pienezza dei tempi che noi stiamo vivendo, queste diverse forme non servono più, perché il Padre ha mandato il Figlio, sua parola vivente totale e definitiva. Altrettanto mirabilmente, l'autore ci dà qui una completa cristologia (= riflessione su Cristo): il Figlio è la Parola creatrice, colui per mezzo del quale il Padre ha creato l'universo e che il Padre ha costituito sovrano di tutte le cose;
3. il Figlio non è diverso per natura dal Padre, non è creatura, sia pure la più eccelsa, ma condivide del Padre la natura divina,essendo impronta della sua stessa sostanza e irradiamento della sua stessa gloria



Come il raggio emanato da una sorgente luminosa e come l'impronta impressa da un sigillo, il Figlio è l'espressione perfetta della sostanza del Padre, la sua Sapienza che agisce nel cosmo e nella storia (cfr Sap. 7,25-26, da cui l'autore prende la sua terminologia).
Ma questo stesso Figlio onnipotente del Padre ha compiuto per gli uomini la purificazione dei loro peccati e già, da uomo come loro, siede alla destra del Padre, superiore a qualunque creatura.
4. L'autore si sta preoccupando di un problema che le comunità stavano vivendo: il rischio di confondere il Cristo con una creatura, sia pure la più elevata di tutte. Vuole, quindi, ben distinguere la dignità del nome di Figlio di Dio, ereditato dal Padre, come vero Dio anch'egli, dalla dignità delle creature più nobili e perciò superiori agli uomini, gli angeli.
Il Cristo, cioè, non è"figlio di Dio" per modo di dire, come gli angeli sono talvolta chiamati nell'Antico Testamento "figli di Dio" metaforicamente, per indicare che eseguono i suoi voleri; 5. il Cristo è il Figlio perché generato dal Padre; e l'autore adduce a prova numerose citazioni scritturali tratte qui da Sal 2,7; II Sam. 7,14;
6. SaI. 97,7. Citando numerosi passi dell'Antico Testamento, l'autore vuol dimostrare che gli angeli sono semplici creature, anche se dotati di una natura superiore;

Nel resto del primo capitolo (1,7-14), si susseguiranno perciò le citazioni tratte dai salmi (104,4; 45,7-8; 102,26-28; 110,1) per dimostrare che gli angeli sono semplici servitori di Dio e degli uomini, mentre Cristo è Dio eterno:
8
Mentre degli angeli dice:
Egli fa i suoi angeli simili al vento,
e i suoi ministri come fiamma di fuoco,

11 tuo trono, Dio, sia nei secoli dei secoli;
e:
E ancora:
In principio tu, Signore, hai fondato la terra
e i cieli sono opera delle tue mani.
'Essi periranno, ma tu rimani;
tutti si logoreranno come un vestilo.
` un mantello li avvolgerai,come un vestito anch'essi saranno cambiati, -
ma tu rimani lo stesso e i tuoi anni non avranno fine.


E a quale degli angeli poi ha mai detto:
Siedi alla mia destra,
finché io non abbia messo i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi?

Non sono forse tutti spiriti incaricati di un ministero, inviati a servire coloro che erediteranno la salvezza?

A questo punto (2,1-13), l'autore non manca di richiamare, l'importanza, per la vita, di ciò che sta dicendo: se autorevole è sempre stata considerata la parola degli angeli che aveva trasmesso agli ebrei la loro Legge, a maggior ragione non può essere disattesa la salvezza che viene dal Figlio. A Lui il Padre ha sottomesso ogni cosa, ma la sua gloria non è ancora visibile, perché egli ha ottenuto la sua corona regale attraverso la sofferenza e la morte. E' questo che lo ha "reso perfetto" (2,10), cioè consacrato sacerdote per noi (questo è il significato del verbo teleiòo, "perfezionare", nellaversione greca dell'Antico Testamento: cfr Lev. 21,10): ma il Cristo non è separato dagli uomini per il quale esercita il suo sacerdozio, è uno di loro.




2. 1 Per questo bisogna che ci dedichiamo con maggiore impegno alle cose che abbiamo ascoltato, per non andare fuori rotta.
2 Se, infatti, la parola trasmessa per mezzo degli angeli si è dimostrata salda, e ogni trasgressione e disobbedienza ha ricevuto giusta punizione,
3 come potremo noi scampare se avremo trascurato una salvezza così grande? Essa cominciò a
essere annunciata dal Signore, e fu confermata a noi da coloro che l'avevano ascoltata,
4 mentre Dio ne dava testimonianza con segni e prodigi e miracoli d'ogni genere e doni dello Spirito Santo, distribuiti secondo la sua volontà.
5 Non certo a degli angeli Dio ha sottomesso il mondo futuro, del quale parliamo.
6 Anzi, in un passo della Scrittura qualcuno ha dichiarato: Che cos'è l'uomo perché di lui ti ricordi
o il figlio dell'uomo perché te ne curi? ' Di poco l'hai,fàtto inferiore agli angeli,
di gloria e di onore l'hai coronato 8 e hai messo ogni cosa sotto i suoi piedi.

Avendo sottomesso a lui tutte le cose, nulla ha lasciato che non gli fosse sottomesso. Al momento presente però non vediamo ancora che ogni cosa sia a lui sottomessa.
9 Tuttavia quel Gesù, che fu fatto di poco inferiore agli angeli, lo vediamo coronato di gloria e di onore a causa della morte che ha sofferto, perché per la grazia di Dio egli provasse la morte a vantaggio di tutti.
10 Conveniva infatti che Dio - per il quale e mediante il quale esistono tutte le cose, lui che
conduce molti figli alla gloria - rendesse perfetto per mezzo delle sofferenze il capo che guida alla salvezza.
11 Infatti, colui che santifica e coloro che sono santificati provengono tutti da una stessa origine; per questo non si vergogna di chiamarli fratelli,
12 dicendo:
Annuncerò il tuo nome ai micifiratelli,
in mezzo all'assemblea canterò le tue lodi;

13 e ancora:
Io metterà la mia,fìducia in lui, -
e inoltre:
Eccomi, io e i,fìgli che Dio mi ha dato.
2,14-18
14 Poiché dunque i figli hanno in comune il sangue e la carne, anche Cristo allo stesso modo ne è divenuto partecipe, per ridurre all'impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo,
15 e liberare così quelli che, per timore della morte, erano soggetti a schiavitù per tutta la vita.
16 Egli infatti non si prende cura degli angeli, ma della stirpe di Abramo si prende cura.
Perciò doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e degno di fede nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo.
18 Infatti, proprio per essere stato messo alla prova e avere sofferto personalmente, egli è
in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova.
14. Il Cristo Dio non è separato dagli uomini, perché ne ha assunto il sangue e la carne, la vera condizione creaturale in tutta la sua fragilità: paradossalmente, è mediante la sua morte di uomo che ha ridotto all'impotenza il padrone della morte, il diavolo. Diabolos, "colui che divide", "il calunniatore", è il Nemico dell'uomo e della Chiesa, che, fautore del peccato e quindi della morte, scatena i suoi assalti tentando all'invidia, alla malignità, alla divisione, alla mancanza di carità. 15. La morte, che col suo terrore ha assoggettato 1'umanità intera, è ormai vinta con la resurrezione del Cristo.
16. Dio non ha assunto la natura degli angeli, ma quella della stirpe di Abramo; oppure, secondo un'altra possibile traduzione, Dio si è preso cura degli uomini (cfr Is. 41,8-9).
17. Perciò il Figlio si è incarnato, uomo fra gli uomini, in tutto simile ai fratelli, ed è così divenuto un sommo sacerdote capace di mediare il rapporto fra Dio e gli uomini.
Già alla fine di questa prima parte l'autore introduce per la prima volta la tematica sacerdotale affermando che Cristo è sommo sacerdote perché è vicino a Dio e agli uomini, e quindi è pistòs, fedele, nei senso che è degno di_fede, cioè accreditato da Dio per esercitare autorità; è eleémon cioè misericordioso, e quindi capace di partecipare con totale solidarietà alla realtà divina e umana. Per questo egli può svolgere il compito essenziale del sacerdote, l'espiazione dei peccati. 18. La sua solidarietà con l'umanità sofferente viene dalla sua personale sofferenza nella prova. Il tema del sommo sacerdote fedele e misericordioso sarà sviluppato ampiamente nella seconda parte (3,1-5,10).

 

(Terza parte: non più di 10 minuti)

Terza parte: Qualche momento di silenzio per interiorizzare la Parola ascoltata e porsi in atteggiamento orante

 

(Quarta parte: non più di 30 minuti)

Quarta parte: Poniamoci qualche domanda per la vita

Domande per la vita

• Che cosa mi ha maggiormente colpito? Perché?

• Un dialogo di Dio con gli uomini: questa è la storia della salvezza, questo è il rapporto che Dio stabilisce con noi. Lo sentiamo come interlocutore nella nostra vita? Quali le occasioni nelle quali lo abbiamo avvertito?

• L`umiltà di Crislo Gesù, che pur essendo di natura divina non si vergogna di discendere nella condizione umana svuotandosi della sua gloria per divenire in tutto uguale a noi fuorché nel peccato, è modello esemplare per la nostra vita personale e comunitaria. Cerchiamo di improntarne la nostra esistenza? Mediante quali scelte e gesti concreti?

• Cristo, sovrano dell'universo, onnisciente e onnipotente, è colui che ha assunto la natura umana con la sofferenza e la morte per distruggere con la sua vita il potere del peccato e della morte. Uomo per sempre, con noi, per noi, ci dona la sua vittoria. Viviamo nella nostra persona, nella nostra comunità, la sua solidarietà? Quali conseguenze pensiamo di trarne concretamente?
(Quinta parte: non più di 10 minuti)

Quinta parte: Dopo qualche altro momento di silenzio per rispondere personalmente, mettiamo insieme le nostre riflessioni ed esprimiamo una decisione comune

 

(Sesta parte: non più di 10 minuti)

Sesta parte:
Spunto di preghiera

Al Signore Gesù,
Verbo eterno dei Padre,
fatto uomo per la nostra salvezza, chiediamo
che prenda pienamente possesso della nostra vita e che, attraverso la nostra testimonianza, il suo regno si estenda a tutta l'umanità.


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