La funzione della sinagoga
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. Tre volte al giorno la sinagoga si apre per tutti coloro che vogliono andarvi a pre­gare: vi si recita lo Shemà e lo Shemone Esrè. Il secondo e il quinto giorno della settimana (corrispondenti al lunedì e al giovedì), che sono giorni di mercati e di udienze giudiziarie, c'è una riunione più importante, in quanto l'occasione era buona per ricordare agli abitanti riuniti da fuori le verità della Legge. Ma la cerimonia principale quella alla quale assistono tutti i membri validi della comunità, ha luogo soprattutto il sabato. Mentre gli altri giorni sono sufficienti tre uomini, e anche
uno solo, per il sabato si esige che il servizio sia fatto da
sette persone diverse, che il hazzan chiama; a turno.
In ogni modo, perché un'assemblea sia legale, bisogna
che siano presenti dieci uomini d'Israele. Si incomincia con alcune preghiere: in piedi, con il viso
rivolto verso Gerusalemme, i presenti recitano lo Shemà
e lo Shemone Esrè, o piuttosto è uno dei presenti,
messosi davanti allo scrigno dei rotoli della Legge, a recitarli
ad alta voce, mentre gli altri pregano in silenzio e gli rispondono,
a voce alta, 1'Amen che vincola l'adesione dell'anima alla parola
sacra. Questa funzione importante può essere esplicata
da qualsiasi fedele che abbia l'età «religiosa»
prevista dalla Legge ossia tredici anni: è lecito supporre
che Gesù abbia pregato parecchie volte in questo
modo in mezzo ai suoi. Poi viene la parte fondamentale della
funzione: la lettura della Legge. Il hazzan sta vicino al lettore; se questi commette
un errore, egli lo corregge; se arriva a un punto che potrebbe
scandalizzare i presenti o farli ridere, lo ferma. Ogni versetto,
letto in ebraico, viene tradotto in aramaico, affinché
tutti lo capiscano. Ogni lettore è autorizzato a com­mentare
il testo che ha appena letto; Si dice allora che è, o che fa, maftir: così
nelle sinagoghe di Nazaret, un giorno, Gesù fa
ma ftir.
La messa cristiana sarà in un certo senso la fusione
dell'una e dell'altro, in quanto il momento dell'Eucaristia è
legato spiritualmente al concetto di sacrificio, mentre il resto
della funzione è costituito da preghiere e da letture,
come la funzione sinagogale. In effetti, da quando la sinagoga
occupa nella vita ebraica questo posto di primo piano, Israele
non ha più bisogno del suo Tempio. Ma è assicurato
anche l'avvenire della sua religione, la quale potrà vivere
indipendentemente da qualsiasi edificio sacro e da qualsiasi
culto, in quanto è diventata una religione della Parola,
una religione puramente dottrinale: del resto è in larga
misura nell'ambito delle sinagoghe, attraverso gli innumerevoli
commenti della Torà, che si forma la tradizione raccolta
nel Talmud. I romani potranno anche distruggere il Tempio, ma
non sarà in loro potere far sì che le comunità
ebraiche sparse in tutto il loro impero non si riuniscano, il
giorno di sabato, per pregare Dio e leggere la sua Legge. Vinto,
disperso, il giudaismo sopravviverà perché ogni
ebreo porta ormai con sé ciò che gli serve da culto:
Israele è ovunque si siano riuniti dieci fedeli dell'Unico,
e Dio lo assiste. La vera vita religiosa è diventata spiri­tuale.
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