Uno spunto di riflessione spirirtuale su Marta e Maria.

 

Marta e Maria

"Mentre erano in cammino, entro' in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa. Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesu', ascoltava la sua parola; Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: "Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti". Ma Gesu' le rispose: "Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola e' la cosa di cui c'e' bisogno. Maria si e' scelta la parte migliore, che non le sara' tolta".

Mi prese per un braccio, stizzita, e si avvicino' al mio orecchio bisbigliando "Seguimi che devo parlarti".
Fece un piccolo inchino ai presenti e si dileguo' svelta verso il retro della casa. Conosco mia sorella, quando fa cosi' c'e' qualcosa che la fa ribollire, non puo' aspettare, non riesce a contenersi quando si arrabbia ed ha bisogno di sfogare subito cio' che la agita.
Mi alzai dunque, cercando di nascondere la mia agitazione, e la seguii.
Me lo aspettavo. Quando fummo sul retro, fra le pentole che gia' bollivano sul fuoco acceso, esplose: "Ma chi ti credi di essere? Guardatela lei, accovacciata ai piedi di Gesu'! Sei ridicola Maria, ridicola e presuntuosa! Il tuo posto non e' li' con gli uomini, c'e' gia' nostro fratello ad accogliere gli ospiti e sono gia' tutti seduti in attesa del pranzo, te cosa c'entri? Torna subito in cucina, sciocca!".
Rimasi ferita dalle sue parole, ma in fondo sapevo che il mio modo di fare avrebbe provocato tutta la sua rabbia.
Lei e' Mar-ta, di nome e di fatto. E' la regina della casa, l'angelo del focolare, la padrona fra le stoviglie. Sembra davvero che mio padre, chiamandola Marta, le avesse augurato di essere per sempre a suo agio nel suo ruolo di donna di casa e quell'augurio le si e' appiccicato in fronte come un timbro a fuoco.
L'ho sempre osservata, fin da quando eravamo bambine, scimmiottare nostra madre in ogni faccenda, imparare tutto quel che c'e' da sapere per essere una donna esemplare fra le mura domestiche. Con un po' di invidia la vedevo crescere in questo ruolo e starci cosi' bene che sembrava glielo avessero cucito addosso, mentre io, un po' goffa nelle faccende, imbranata fra le pentole, cercavo un modo tutto mio di crescere e di stare al mondo, un modo che fosse davvero mio e non imposto da altri.
Mentre lei sempre presente, forte, spesso affaticata, non cedeva al suo dovere e non rimandava mai le fatiche quotidiane, ammirata da tutti e mai sulla bocca di qualcuno, niente la faceva parlare di se', niente la distingueva. Viviamo in un villaggio aggrappato al passato, fatto di tradizioni e di buoni costumi, anche gli alberi e i fiori sono pronti a cogliere in fallo, tutti sanno tutto di cio' che accade. E quante volte in questo mio villaggio mi sono sentita soffocare!
Fin da bambina il mondo fuori mi attraeva, ma una forza che non vedevo ma che percepivo con prepotenza mi ritrascinava in casa, fra queste quattro mura tanto amate quanto odiate.
Marta era infuocata in viso, i suoi occhi vivaci mi guardavano increduli, non poteva capirmi.
Mi ero seduta fra gli uomini, e' vero, e sapevo bene di non poterlo fare, le donne dalle mie parti lavorano nell'ombra quando ci sono ospiti, si sente il profumo del loro lavoro mentre cucinano, si puo' ascoltare il ciottolare delle loro stoviglie, sono una presenza essenziale, discreta, vitale. Ma invisibile quando qualcuno entra in casa e per accogliere ci sono gli uomini che si siedono a terra con gli invitati e pranzano con loro. Questo lo so, sono figlia della mia terra.

Marta e Maria

"Mentre erano in cammino, entro' in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa. Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesu', ascoltava la sua parola; Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: "Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti". Ma Gesu' le rispose: "Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola e' la cosa di cui c'e' bisogno. Maria si e' scelta la parte migliore, che non le sara' tolta".

Mi prese per un braccio, stizzita, e si avvicino' al mio orecchio bisbigliando "Seguimi che devo parlarti".
Fece un piccolo inchino ai presenti e si dileguo' svelta verso il retro della casa. Conosco mia sorella, quando fa cosi' c'e' qualcosa che la fa ribollire, non puo' aspettare, non riesce a contenersi quando si arrabbia ed ha bisogno di sfogare subito cio' che la agita.
Mi alzai dunque, cercando di nascondere la mia agitazione, e la seguii.
Me lo aspettavo. Quando fummo sul retro, fra le pentole che gia' bollivano sul fuoco acceso, esplose: "Ma chi ti credi di essere? Guardatela lei, accovacciata ai piedi di Gesu'! Sei ridicola Maria, ridicola e presuntuosa! Il tuo posto non e' li' con gli uomini, c'e' gia' nostro fratello ad accogliere gli ospiti e sono gia' tutti seduti in attesa del pranzo, te cosa c'entri? Torna subito in cucina, sciocca!".
Rimasi ferita dalle sue parole, ma in fondo sapevo che il mio modo di fare avrebbe provocato tutta la sua rabbia.
Lei e' Mar-ta, di nome e di fatto. E' la regina della casa, l'angelo del focolare, la padrona fra le stoviglie. Sembra davvero che mio padre, chiamandola Marta, le avesse augurato di essere per sempre a suo agio nel suo ruolo di donna di casa e quell'augurio le si e' appiccicato in fronte come un timbro a fuoco.
L'ho sempre osservata, fin da quando eravamo bambine, scimmiottare nostra madre in ogni faccenda, imparare tutto quel che c'e' da sapere per essere una donna esemplare fra le mura domestiche. Con un po' di invidia la vedevo crescere in questo ruolo e starci cosi' bene che sembrava glielo avessero cucito addosso, mentre io, un po' goffa nelle faccende, imbranata fra le pentole, cercavo un modo tutto mio di crescere e di stare al mondo, un modo che fosse davvero mio e non imposto da altri.
Mentre lei sempre presente, forte, spesso affaticata, non cedeva al suo dovere e non rimandava mai le fatiche quotidiane, ammirata da tutti e mai sulla bocca di qualcuno, niente la faceva parlare di se', niente la distingueva. Viviamo in un villaggio aggrappato al passato, fatto di tradizioni e di buoni costumi, anche gli alberi e i fiori sono pronti a cogliere in fallo, tutti sanno tutto di cio' che accade. E quante volte in questo mio villaggio mi sono sentita soffocare!
Fin da bambina il mondo fuori mi attraeva, ma una forza che non vedevo ma che percepivo con prepotenza mi ritrascinava in casa, fra queste quattro mura tanto amate quanto odiate.
Marta era infuocata in viso, i suoi occhi vivaci mi guardavano increduli, non poteva capirmi.
Mi ero seduta fra gli uomini, e' vero, e sapevo bene di non poterlo fare, le donne dalle mie parti lavorano nell'ombra quando ci sono ospiti, si sente il profumo del loro lavoro mentre cucinano, si puo' ascoltare il ciottolare delle loro stoviglie, sono una presenza essenziale, discreta, vitale. Ma invisibile quando qualcuno entra in casa e per accogliere ci sono gli uomini che si siedono a terra con gli invitati e pranzano con loro. Questo lo so, sono figlia della mia terra.

Quante lacrime Marta, prima di lasciare, prima di tagliare quei rami secchi che ti ingombrano e ti invecchiano, che ti intrappolano nella tua vecchia casa diroccata, ma ai quali ti aggrappi come agli ultimi appigli di un naufrago. Quanta fatica, sorella, c'e' nel rinascere a vita nuova.
Ma dalle tue lacrime troverai il coraggio di affidarti ancora e ci siederemo insieme a terra per accogliere Gesu' in questa nostra casa che non avra' piu' tetto ne' pareti, ma sara' uno squarcio di luce sul mondo. Insieme, donne nuove, lo ascolteremo parlare ancora. Lui sara' il nostro mare. Noi saremo i suoi pesci.