Chiesa cattolica italiana e Berlusconi: a quando un esame
di coscienza?
di Aldo Maria Valli
in attesa di collocazione del 2 agosto 2013
La condanna è arrivata, e irresponsabili non sono i giudici,
ma coloro che la mettono in discussione. Non accettarla, o dipingerla
come sintomo di un disegno politico, vuol dire minare lo stato
di diritto alle fondamenta. Il guitto Berlusconi, ormai vecchio
e gonfio, con la sua faccia da bambolotto di plastica, continua
la recita, stancamente, come per inerzia, ma la cosa più
triste è che un paese intero questa recita la segue e la
subisce da un ventennio. E senza neppure la consolazione di poter
dire di aver vissuto una pagina drammatica. Perché qui
prevale la farsa, come nella peggior _ tradizione italica.
Ora però una domanda che riguarda i cattolici e le gerarchie.
Come è stato possibile che per tanti, troppi anni la Chiesa
istituzionale e un largo numero di sedicenti cattolici abbiano
appoggiato quest'uomo? Com'è stato possibile che tanti
cattolici, a tutti i livelli, abbiano votato e chiesto di votare
per lui, che gli abbiano concesso credito, che lo abbiano visto
come l'uomo della provvidenza? Com'è stato possibile che
una parte, una larga parte del mondo cattolico non abbia provato
un moto di spontanea ripulsa verso il guitto impegnato a usare
la politica e gli italiani per il proprio tomaconto?
E' una vecchia domanda che tuttavia non ha mai trovato risposta.
Forse perché rispondere, per i cattolici italiani, vorrebbe
dire fare un profondissimo e doloroso esame di coscienza, non
solo e non tanto in termini politici, ma sotto il profilo culturale.
Equivarrebbe a mostrare il vuoto culturale di un soggetto, il
cattolico medio italiano, che sia sotto la De sia, e a maggior
ragione, sotto l'ombrello berlusconiano non è mai stato
abituato a pensare con la propria testa, a usare lo spirito critico,
a distinguere tra senso dello Stato e opportunismo, ma si è
lasciato guidare da una categoria tanto generica quanto comoda,
l'anticomunismo, accontentandosi di parole d'ordine vuote. Fare
questo esame di coscienza equivarrebbe inoltre a togliere il velo
steso sopra una classe dirigente ecclesiale in gran parte modesta
e tremebonda, incline a non disturbare il manovratore e anzi a
ingraziarselo, per ottenere vantaggi immediati. Fare questo esame
di coscienza equivarrebbe a mostrare come la religione, separata
dalla fede, diventi facilmente alibi per giustificare il non giustificabile,
per chiudere gli occhi davanti all'arroganza del potere, per trasformare
la stessa appartenenza di fede in strumento di potere e di sottopotere.
Procedere con questo esame di coscienza equivarrebbe alla fin
fine a mostrare il tradimento del Vangelo operato da tanti, sia
chierici sia laici cattolici, che il berlusconismo o l'hanno sposato
in pieno o l'hanno tollerato in silenzio o hanno cercato di utilizzarlo.
Fare questo esame di coscienza vorrebbe dire scrivere una pagina
triste del cattolicesimo italiano, quasi del tutto incapace di
sottrarsi alle lusinghe del guitto e pronto anzi a sponsorizzarlo
in maniera più o meno aperta. Fare un simile esame di coscienza
vorrebbe dire mostrare come i cattolici italiani, a tutti i livelli,
si siano lasciati incantare dalla sottocultura televisiva dispensata
a piene mani dal guitto e non abbiano opposto resistenza alcuna,
preferendo anzi crogiolarsi in essa come sotto l'effetto di un
narcotico. Fare questo esame di coscienza equivarrebbe a chiedersi
come e perché politici molto solerti nello sbandierare
la loro cattolicità abbiano deciso di militare sotto le
insegne truffaldine del guitto. Fare questo esame di coscienza
equivarrebbe a constatare che perfino gli oppositori ormai hanno
nel proprio dna dosi massicce di berlusconismo. Fare un tale esame
di coscienza equivarrebbe a dimostrare che gran parte dei cattolici
non sanno nemmeno che cosa sia la parresia, la libertà
e la capacità di dire tutto, senza reticenze e senza sotterfugi
interessati.
Dov'erano i cattolici quando il guitto destabilizzava lo Stato
con le sue battaglie ad personam? Dov'erano quando inebetiva gli
italiani con i suoi circenses televisivi? Dov'erano quando separava
la morale privata da quella pubblica infrangendo così uno
dei pilastri della dottrina sociale della Chiesa? Dov'erano quando,
palesemente e senza vergogna, divulgava con il proprio comportamento
l'idea che con la ricchezza sia possibile guadagnarsi l'impunità?
La verità è che la Chiesa italiana e gran parte dei cattolici, se si studia il loro rapporto con il guitto di Arcore, hanno sulla coscienza gravi peccati, sia di connivenza sia di omissione. Quando ne hanno preso le distanze lo hanno fatto timidamente e in ritardo, a scempio ormai compiuto, e comunque è difficile dimenticare certe immagini, come la folla del meeting di Rimini osannante nei confronti del guitto, accolto come un salvatore e riverito, incredibile dictu, come un vero statista. Per tutte queste ragioni l'esame di coscienza non ci sarà e chi proverà a farlo, dentro il mondo cattolico, sarà guardato per lo più con fastidio e messo ai margini, come del resto è già avvenuto durante il regno del guitto.