IL FALSO MITO DELLA GLOBALIZZAZIONE.

 

 

Fin dal nascere dell'era della Globalizzazione sono stato scettico, sui suoi risultati, e ora sono più che convinto che era una grande fakes news del mondo finanziario e, di quel mondo industriale che sotto la bandiera del liberalismo, cercava solo i propri interessi, di cui si sono visti gli effetti nel neoliberalismo: dove conta solo il guadagno, e dove lo scopo è, l'impadronirsi del controllo degli stati e dei suoi organi chiave, da parte di lobby multinazionali e cricche finanziare su fino alla mafia, svuotando i poteri politici degli stati e, distruggendo la democrazia.

Mi sono meravigliato, infatti, che quando sono state esportate le idee economiche, non si siano esportate di pari passo anche le nostre idee politiche sociali e sindacali, e i diritti dell'individuo affermati con la magna carta dell'ONU del 1947.
Nei nuovi paesi, dove è arrivata la globalizzazione sono diminuiti i poveri, ma sono aumentati gli sfruttati è rinata la schiavitù. Che cos'è se non schiavitù pagare con salari da fare i nuovi proletari ?
E tutto questo grazie alla compiacenza del mondo giornalistico e dei media asserviti ai poteri economici e mafiosi che, ogni giorno, ci raccontano nuove balle sull'economia globale e sulla sua necessità e da cui non si può più tornare indietro, se non provocando una grande crisi...
Si è vero, ci sarebbe una grande crisi, ma sarebbe uguale a quella avuta in Francia con la conquista della Bastiglia dove gli unici a perderci sarebbero i re della finanza...
Ci sono tutti i sintomi e le aspettative del 1789 che, pervadono i nuovi cittadini globalizzati. Questi si stanno rendendo conto che, il nuovo potere autoritario dell'economia globale, non è volere di Dio, ma è frutto della malvagità dell'uomo e, come tale va rimosso per ristabilire un mondo dove si parli solo di libertà, fraternità e uguaglianza.

Quando ad esempio ci dicono che, una fabbrica di automobili non ha più senso in Italia ma va esportata, perché non c'è futuro nel mondo dell'automobile; io mi domando, ma tutti i milioni di auto che si continua ad acquistare in Italia o negli Usa (paesi che hanno subito tale crisi) da dove provengono ? Perché noi non siamo capaci di produrre tali auto? La verità è che è solo questione di sfruttamento di manodopera a basso prezzo e di elusione di tasse fiscali...
Così per tutti gli altri generi e prodotti che vengono prodotti oggi nel mondo, mancando una vera globalizzazione, dove di pari passo, dovrebbe esistere una vera equità dei lavoratori, in paghe e dignità sociale... E' una vera ingiustizia globale di cui la classe media e gli operai stanno pagando le conseguenze...

Il Re è nudo si diceva una volta, ora grazie alla complicità dei media. tutti gli uomini si spogliano per non offendere il Re e mettersi al suo pari.... così nulla sembra cambiare...
Ma ciò non dura, non può durare “dura minga” diceva una réclame di un noto liquore italiano negli anni '50.
E quando saranno finiti tutti gli operatori sociali, e i risparmi di tutti i nostri lavoratori licenziati a causa della globalizzazione, non resterà che la benedetta rivoluzione per rifondare un mondo lasciato alla distruzione morale e fisica di poche migliaia di individui con al posto del cuore una “cassaforte”, come il famoso avaro del miracolo di S. Antonio.

Henry


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


LE POLITICHE NEOLIBERISTE DEL FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE HANNO ACUITO IL DIVARIO GLOBALE TRA PAESI RICCHI E POVERI E TUTELATO GLI INTERESSI DELLA FINANZA
TESI FAVOREVOLE

La risposta a La Globalizzazione e i suoi oppositori
Subito dopo la pubblicazione del libro di Joseph Stiglitz La Globalizzazione e i suoi oppositori (Einaudi, 2002), Kenneth Rogoff, Consigliere economico e direttore di ricerca del Fondo monetario internazionale, il 2 luglio 2002 ha risposto pubblicamente in una lettera aperta alle critiche che l'economista premio Nobel Stiglitz ha rivolto all'orientamento neoliberista della globalizzazione economica propugnato da istituzioni sovranazionali quali, appunto, il Fondo Monetario Internazionale.
Di seguito, è riportata la lettera di Rogoff, pubblicata su sito dell'International Monetary Fund.

Il personale del Fondo Monetario internazionale lavora duramente per la crescita dei paesi in via di sviluppo
“Caro Joe,
come te, anch'io sono giunto al mio posto a Washington dall'isolamento di una posizione da professore ordinario in una delle Università americane più prestigiose. Come te, anch'io sono giunto qui perché mi preoccupo. Ma, a differenza di te, sono umiliato dal personale della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale che incontro quotidianamente. Io incontro persone che sono profondamente impegnate nel contribuire ad una maggiore crescita per il mondo in via di sviluppo e nell'alleviare la povertà. Io incontro professionisti eccellenti, che lavorano regolarmente 80 ore a settimana, che sopportano lunghe separazioni dalle loro famiglie. Il personale del Fondo Monetario Internazionale è stato colpito in Bosnia, è stato asservito per settimane senza riscaldamento nel brutale inverno del Tajikistan e ha contratto malattie tropicali mortali in Africa. Queste persone sono luminose, piene di energia e di immaginazione. La loro dedizione mi umilia, ma nei tuoi discorsi, nel tuo libro, ti senti libero di calunniarli con noncuranza” (TdR).

I problemi politici del mondo reale sono più complessi dei modelli matematici studiati nell'accademia
“Joe, non puoi ricordarlo, ma alla fine del 1980, ho avuto il privilegio di essere per un semestre nell'ufficio affianco al tuo. Noi tutti, giovani economisti, ti guardavamo con soggezione. Una delle mie storie preferite di quel periodo risale ad un pranzo con te e con il nostro ex-collega, Carl Shapiro, durante il quale discutevate se Paul Volcker si meritava il vostro voto per la nomina di ordinario a Princeton. A un certo punto, ti sei girato verso di me e hai detto 'Ken, tu hai lavorato per Volcker alla Fed. Dimmi, è davvero intelligente?'. Ho risposto qualcosa a riguardo: 'Bene, è stato probabilmente il più grande presidente della Federal Reserve del ventesimo secolo'. A ciò hai replicato: 'Ma lui è intelligente quanto noi?'. Non ero sicuro di come prenderla, dal momento che ti rivolgevi a Carl, non a me. Due sono i motivi per cui racconto questa storia. In primo luogo, forse, il personale del Fondo Monetario Internazionale […] si sentirà meglio se saprà che è in buona compagnia - con il grande Paul Volcker. In secondo luogo, questa storia è emblematica della suprema autostima, che hai portato con te a Washington, dove ti eri confrontato con problemi politici leggermente più difficili rispetto a qualsiasi cosa presente nei nostri modelli matematici. Questa autostima trabocca nel tuo nuovo libro di 282 pagine. Infatti, non sono riuscito a rilevare un solo caso in cui tu, Joe Stiglitz, ammetti di esserti sbagliato, almeno un po', su un grave problema del mondo reale. Quando l'economia americana cresce negli anni Novanta, ti prendi il merito. Ma quando qualcosa va storto, ciò è spiegato dal fatto che comuni mortali come il Presidente della Federal Reserve Greenspan o l'allora Segretario al Tesoro Rubin non hanno ascoltato il tuo consiglio”.
“Permettimi di farti tre osservazioni di sostanza.
In primo luogo, ci sono molte idee e lezioni nel tuo libro con le quali noi, al Fondo Monetario Internazionale, potremmo essere generalmente d'accordo, sebbene la maggior parte è roba vecchia. Ad esempio, siamo completamente d'accordo sul fatto che ci sia il bisogno di un cambiamento radicale nel modo in cui noi gestiamo le situazioni dei paesi che falliscono.
Anne Krueger, Vice-Direttore del Fondo Monetario Internazionale - che tu dipingi come un nemico, a causa dei suoi sforzi negli anni Ottanta per promuovere la liberalizzazione degli scambi nella politica della Banca Mondiale – ha sostenuto con forza la proposta, di vasta portata, del Fondo monetario internazionale. Al Forum economico mondiale di Davos […] tu hai aspramente criticato l'intera idea. Qui, tuttavia, tu desideri prenderti il merito di esser stato quello che per primo l'ha avanzata con forza. Il tuo libro è pieno di insinuazioni e corto di note. Puoi documentare questa particolare affermazione?
In secondo luogo, tu proponi un progetto su come credi che il Fondo Monetario Internazionale possa migliorare radicalmente la sua consulenza in materia di politica macroeconomica. Le tue idee sono nel migliore dei casi molto controverse; nel peggiore dei casi, sono le idee di un ciarlatano”.

Le dannose idee di un ciarlatano
“Questo mi conduce al terzo e più importante punto. Nel tuo ruolo di capo economista della Banca Mondiale hai deciso di diventare quello che viene percepito come un 'informatore eroico', che parla contro le politiche macroeconomiche adottate nel corso della crisi asiatica negli anni Novanta, che tu credevi essere sbagliate. Eri sicuro al 100% di te stesso, sicuro al 100% che le tue politiche erano assolutamente quelle giuste. Nel mezzo di un'ondata globale di attacchi speculativi, che tu stesso hai etichettato come una crisi di fiducia, hai alimentato il panico minando la fiducia nelle stesse istituzioni per cui lavoravi. Hai mai pensato, solo per un momento, che le tue azioni avrebbero potuto aver fatto male ai poveri e agli indigenti in Asia che hai così profondamente a cuore? Ti capita mai di perdere il sonno pensando che, forse, Alan Greenspan, Larry Summers, Bob Rubin e Stan Fischer avevano ragione e che le tue azioni impulsive hanno approfondito la recessione o quantomeno ritardato, almeno per un giorno, la ripresa che ora vediamo in Asia?”

Le difficoltà di bilancio non si risolvono stampando più denaro
“Diamo un'occhiata alle prescrizioni di Stiglitz per aiutare un angosciato debitore, quelle idee che tu hai prospettato come superiori alla pratica esistente. Di solito, i governi vengono al Fondo Monetario Internazionale quando incontrano difficoltà a trovare acquirenti per il loro debito e quando il valore della loro moneta è in calo. La prescrizione di Stiglitz è di elevare il profilo dei deficit fiscali, cioè, di emettere più debito e di stampare più soldi. Sembra che credi che se un governo in difficoltà emette più moneta, i suoi cittadini improvvisamente la penseranno più preziosa. Sembra che credi che quando gli investitori non sono più disposti a detenere il debito di un governo tutto ciò che deve esser fatto è aumentare l'offerta. Noi, comuni mortali, al Fondo Monetario Internazionale abbiamo una considerevole esperienza che suggerisce il contrario. Abbiamo scoperto che quando un paese in difficoltà di bilancio cerca di sfuggire dalle difficoltà stampando più soldi, l'inflazione sale, e spesso in maniera incontrollabile. L'inflazione incontrollata strangola la crescita, danneggiando l'intera popolazione, ma, in particolar modo, gli indigenti. Le leggi dell'economia possono essere diverse nella tua parte del quadrante gamma, ma qui noi troviamo che, quando un governo quasi in bancarotta non riesce a limitare in modo credibile il profilo temporale dei suoi deficit di bilancio, le cose in generale peggiorano invece di migliorare”.

La soluzione a breve periodo di accumulare debito peggiora drasticamente il futuro prossimo
“Joe, in tutti il tuo libro tu condanni il Fondo Monetario Internazionale perché sembra che dove c'è il Fondo i paesi sono in difficoltà. Non è questa condanna simile all'osservazione secondo cui dove ci sono epidemie uno tende a trovare più dottori?
Tu stesso ti copri dietro mantello di John Maynard Keynes, dicendo che l'obiettivo delle tue politiche è quello di mantenere la piena occupazione. Noi al Fondo Monetario Internazionale teniamo molto all'occupazione. Ma se un governo viene da noi, spesso è proprio perché è in una situazione insostenibile, e dobbiamo guardare non solo alle prossime due settimane, ma ai prossimi due anni e oltre. Noi certamente crediamo negli insegnamenti di Keynes, ma in un modo moderno, più sfumato. Ad esempio, la letteratura macroeconomica successiva al 1975 – verso la quale tu dici che siamo sordi – sottolinea l'importanza dei vincoli di bilancio nel tempo. Non fa bene accumulare debito come soluzione a breve periodo se ciò peggiora drasticamente il futuro prossimo. Tra l'altro, in palese contraddizione con la tua affermazione, i programmi del Fondo Monetario Internazionale consento frequentemente il debito: infatti, lo hanno fatto nella crisi in Asia. Se la sua medicina iniziale era sbagliata, il Fondo Monetario Internazionale ha reagito, imparando dai propri errori e invertendo rapidamente il corso.
No, invece di Keynes, vorrei ricondurre le tue teorie nel mantello di Arthur Laffer e di altri espositori estremi dell'economia dal lato dell'offerta in stile 'Regan anni Ottanta'. Laffer credeva che se il governo avrebbe tagliato solo le aliquote fiscali, la gente avrebbe lavorato più duramente e le entrate statali totali sarebbero aumentate. La teoria Stiglitz-Laffer di gestione delle crisi sostiene che i paesi non devono preoccuparsi in merito ai deficit in espansione poiché così facendo, loro incrementeranno la loro capacità di servizio del debito. George Bush senior, una volta, ha etichettato queste idee come 'voodoo economics'. E aveva ragione. Ti concedo, Joe, che l'economia politica del mondo reale è complicata, e che forse solo ulteriori ricerche proveranno le tue ragioni. Ma ciò che realmente mi lascia perplesso è la tua assoluta certezza, così certa che tu eri disposto a 'denunciarÈ nel mezzo della crisi, a sparare sui paramedici quando si occupavano del ferito. Joe, i lavori accademici più recenti nelle riviste più prestigiose sono sempre più orientate nel difendere le politiche dell'ex Vice-Direttore Stan Fischer e del Fondo monetario internazionale, politiche che tu, dal tuo posto alla Banca Mondiale, hai miseramente sabotato. Hai mai pensato che forse Joe Stiglitz si può esser sbagliato? Che, forse, tu eri parte del problema e non parte della soluzione?”.
Il Fondo Monetario Internazionale ascolta i suoi critici
“Dici che il Fondo monetario internazionale è sordo e non ascolta i suoi critici. So che non è vero, perché durante i miei anni nell'accademia, ero uno delle decine di critici che il Fondo monetario internazionale ha cercato di ascoltare. Per esempio, durante gli anni Ottanta, stavo scrivendo un articolo, allora eretico, sul problema dell'azzardo morale nella concessione dei prestiti del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale, una questione il cui eco si sarebbe sentito un decennio più tardi nel Meltzer report. Il Fondo Monetario Internazionale ha escluso le mie opinioni come potenzialmente sovversive dei suoi interessi? No, il Fondo monetario internazionale ha insistito nel pubblicare il mio lavoro nei suoi documenti di ricerca più importanti. Più tardi, negli anni Novanta, Stan Fischer mi ha invitato per due volte a discutere le mie opinioni sui cambi di tassi fissi e i mercati di capitali (li avevo avvertiti dei gravi rischi). Per finire, Stan ed io non siamo d'accordo su tutto, ma devo dire che entravo nel suo ufficio certo di aver ragione e ne uscivo un po' umiliato dalla complessità della stabilizzazione dei prezzi nei paesi ad alta inflazione. Se solo tu avessi attraversato la diciannovesima strada dalla Banca al Fondo, Joe, forse le cose sarebbero andate in maniera differente”.

Le prescrizioni politiche di Stiglitz astraggono dai problemi concreti
“Non ho tempo qui per rendere giustizia di alcune delle tue stravaganti prescrizioni politiche, ma lasciami dire qualcosa circa i paesi in transizione. Tu accusi il Fondo Monetario Internazionale di aver ‘perso la Russia’. La tua analisi della transizione in Russia si legge come un articolo in cui un teorico astrae da tutti i problemi maggiori, e si focalizza solo sulla coppia che può gestire. Trascuri del tutto il fatto che quando il Fondo Monetario Internazionale è entrato in Russia, il paese non era solo nel mezzo di una crisi economica, era nel mezzo di una crisi sociale e politica”.

Il fallimento dei governi nei paesi in via di sviluppo
“In tutto il tuo libro traspare una fede inesorabile nella pervasività dei fallimenti del mercato ed una convinzione incrollabile che i governi possono e devono far meglio. Ci chiami 'fondamentalisti del mercato'. Noi non crediamo che i mercati sono sempre perfetti, come tu ci accusi. Ma noi crediamo che ci sono altrettanti casi di fallimento da parte dei governi e che, nel complesso, il fallimento dei governi è un problema molto più grande di quello del fallimento del mercato nei paesi in via di sviluppo. Sia il Presidente della Banca Mondiale, Jim Wolfensohn, sia il Direttore Amministrativo del Fondo Monetario Internazionale, Horst Köhler, hanno spesso sottolineato la fondamentale importanza del governo e delle istituzioni nello sviluppo. Ancora una volta, le tue medicine alternative, che comportano un intervento dei governi sempre maggiore, sono altamente discutibili in molti ambienti del mondo reale”.
Oltraggiose diffamazioni
“Non ho avuto il tempo, Joe, per verificare tutti i fatti nel tuo libro. Tuttavia, ho alcuni dubbi. A pagina 112, tue hai affermato che Larry Summers (allora vice-segretario del tesoro americano) ha dato una strigliata verbale all'ex vice-presidente della Banca Mondiale Jean-Michel Severino. Ma, Joe, questi due non si sono mai incontrati. Quante conversazioni che hai riportato non sono mai accadute? Tu dai un esempio secondo cui un report dello Staff del Fondo monetario internazionale è stato rilasciato prima della visita al paese. Joe, questo non è accaduto; mi piacerebbe vedere la tua documentazione. A pagina 208, diffami l'ex numero due del Fondo Monetario Internazionale, Stan Fischer, sottintendendo che Citibank potrebbe avergli proposto un'offerta di lavoro in cambio della sua collaborazione nella rinegoziazione del debito. Joe, Stan Fischer è noto per essere una persona di un'integrità impeccabile. Di tutte le false inferenze e allusioni in questo libro, questa è la più oltraggiosa. Ti suggerisco di ritirare questo libro dalle librerie fino a quando queste calunnie non sono state corrette.
Joe, come accademico, sei un genio imponente. Come il tuo collega vincitore del Premio Nobel John Nash, hai una 'bella mente'. Come decisore politico, tuttavia, sei solo poco meno impressionante.
Oltre a ciò, penso che sia un libro abbastanza buono.
Cordiali saluti,
Ken”.

DA: http://www.proversi.it/discussioni/pro-contro/68-globalizzazione-economica#i02