PAOLO: L'AFFASCINANTE E FATICOSA AVVENTURA DEL DIALOGO
PREMESSA
Non sono esperta in dialogo. Ho solo cercato di ripercorrere negli
Atti degli Apostoli l'avventura di Paolo, osservandola dall'angolatura
del dialogo che lui ha instaurato e vissuto. Ho trovato alcune
tracce che vi propongo così come le ho comprese io. Non
sono nemmeno sicura di dirvi le cose giuste sull'argomento del
dialogo in Paolo. Ma forse il bello sta proprio qui, perché
come io percorrendo la sua vita e i suoi scritti ho rintracciato
alcune modalità del suo essere in dialogo, così
anche voi un giorno, se vorrete, potrete ripercorrere nella Parola
la vita di Paolo, la sua avventura cristiana emissionaria, trovandovi
tante altre cose che io non ho intravisto e compreso. E le troverete
soprattutto se rifletterete insieme in piccoli gruppi, facendo
anche interagire la Parola con la vostra vita.
ALCUNE COSTANTI PERCHE' CI SIA DIALOGO
Deve esserci un "prossimo"
Sembra ovvio: per dialogare bisogna essere almeno in due. Ci vuole
un prossimo. La vita di Paolo è piena di questa "ovvietà":
lui entra in relazione con tante persone, una relazione che si
incontra con un altro concreto, non "virtuale". Uno
che mi è prossimo=accanto, uno al quale io mi faccio prossimo=accanto.
Fascino e fatica, perché l'altro è un universo da
scoprire, ma diverso da me; il suo mondo è diverso dal
mio; la sua fede, morale, stile di vita, sono diversi dai miei.
Anche questo fa parte del titolo: dialogo = avventura affascinante
e faticosa... Provocazione: oggi molta comunicazione è
virtuale: ci aiuta nel dialogo? Nell'epoca, del "connetterci",
del "chattare", del "face book": incontriamo
davvero il prossimo? Ci facciamo davvero prossimo=accanto?
Identità chiara e solida
Perché ci sia dialogo vero e non un blaterare vuoto e stupidotto,
bisogna essere costruiti su una identità solida, ferma,
sicura, ma una identità "pro" e non "contro".
Paolo è così, con una simile identità.
Dialogo: per che cosa?
Si può dialogare per tante cose. Paolo fa una scelta di
campo e vive il dialogo per quello che più gli sta a cuore:
annunciare a tutti Dio-Gesù, il Dio fatto persona in Gesù,
rivelato con tutta la sua vita.
A "caro prezzo" e "in divenire"
Il dialogo, come tutte le cose importanti, belle e profonde della
vita è "a caro prezzo". E' una strada da percorrere
senza scorciatoie. Nella vita infatti niente è scontato,
superficiale, facilitato. Sottocosto o prendendo scorciatoie,
nella vita si produce niente o poco di buono per sé e per
gli altri. E come la vita, anche il dialogo cresce ed è
in divenire. Il dialogo non è un insieme di regole da imparare
e... ok adesso so
dialogare! Paolo il dialogo lo impara, lo vive a caro prezzo e
lo fa crescere esercitandolo e imparando anche dagli smacchi e
dalle sconfitte che subisce e incassa in questo dialogare, cambiando
fatica, smacco, sconfitta in nuova opportunità di dialogo.
Questa è l'affascinante e faticosa avventura!
PAOLO VIVE IL DIALOGO INTEGRANDO QUATTRO DIMENSIONI
DIALOGO CON SE STESSO
E' il primo indispensabile dialogo da instaurare: fare i conti
con noi stessi, con chi realmente siamo. Darci un nome esatto,
senza barare, nel bene e nel male. E' il dialogo reale, non virtuale,
con gli altri e con i fatti della vita che ci fanno
comprendere chi siamo e ci spingono al dialogo con noi stessi.
Chi è Paolo?
Alcuni aspetti luminosi
Paolo è una gran bella testa, una intelligenza superiore;
è entusiasta, zelante, sa intessere relazioni intense,
è lucido e razionale e nello stesso tempo affettuosissimo;
è resistente, onesto, coraggioso, organi77atore, acuto,
profetico; sa ricucire e rilanciare verso il nuovo quando c'è
divisione, difficoltà, lacerazione...
Altri aspetti più problematici
Paolo non è un tipo facile e non ha vita facile. Alcuni
indizi ci lasciano intendere il rovescio della sua medaglia, come
in ciascuno di noi. Anzi, sovente gli stessi aspetti luminosi
diventano anche il nostro rovescio un pò oscuro.
Subito dopo la sua conversione, Paolo capisce la novità
che l'ha sconvolto, Gesù, e la rottura che questa novità
compie rispetto al suo modo di essere profondamente credente nel
Dio d'Israele. Si dà allora da fare per "far conoscere
Gesù" nelle sinagoghe a Damasco e a Gerusalemme, ma
ovunque vogliono ucciderlo. I fratelli cristiani lo salvano e
lo fanno ripartire rispedendolo a Tarso. "Allora la Chiesa
era in pace", commenta il libro degli Atti (cap. 9). Evidentemente
Paolo era un tipo da.. putiferio. A Tarso Paolo dimorerà
nel silenzio e nel nascondimento per alcuni anni, diversi esperti
parlano di una decina...
Il litigio con Barnaba (Atti 15, 36-41). Barnaba era un
"uomo buono, pieno di spirito Santo e di fede" (Atti
11,24), uomo del discernimento e della mediazione. E' lui che
sa vedere in profondità la ricchezza di Paolo al di là
del caratterino e lo prende con sé a Gerusalemme agli inizi
della conversione e poi
lo va a cercare a Tarso, tirandolo fuori dall'isolamento, e lo
porta ad Antiochia dove incominceranno insieme la missione "ad
Gentes". Proprio con Barnaba Paolo riesce a litigare a causa
di una divergenza di vedute, se portare con loro in un nuovo viaggio
missionario anche Giovanni Marco che in una situazione precedente
li aveva abbandonati. Il loro disaccordo non fu una cosetta da
nulla, ma arrivò al parossismo, all'esasperazione, tanto
che dovettero dividersi.
Ci sono frasi che ci fanno intuire le asperità di
Paolo e la sua irruenza. Quando lo arrestano a Gerusalemme e il
comandante della fortezza, Antonio, lo fa incontrare con i capi
dei sacerdoti e tutti i membri del tribunale ebraico, si dice
che Paolo" fissò lo sguardo su di loro".. e riesce
a farsi schiaffeggiare e poi a dividerli e a farli lacerare tra
loro (Atti 22,3°; 23,1-10). Nella prima lettera ai
Corinzi a un certo punto sbotta: "Alcuni di voi sono diventati
prepotenti pensando che non ritornerò tra voi... Che cosa
preferite? Che venga tra voi con un bastone, o con amore e dolcezza??
(1 Cor. 4,18-20) In Gal. 2 Paolo afferma di "essersi opposto
apertamente a Pietro" e possiamo immaginare cosa ha voluto
dire questo "apertamente"... Ancora, in Gal. 5,12 Paolo
reagisce contro qualcuno che provocava confusione nella comunità
diffondendo idee errate e sbotta: "dovrebbero farsi mutilare.
coloro che vi turbano", così si legge nella traduzione
della Bibbia di Gerusalemme, ma nella traduzione interconfessionale
in lingua corrente si legge senza giri di parole ciò che
vuol dire esattamente questa frase : "Quelli che provocano
questi disordini in mezzo a voi vadano pure a farsi castrare".
Notiamo che Paolo in tutti questi casi aveva perfettamente ragione
di indignarsi, perché c'era di mezzo la Buona Notizia,
il vero volto di Dio rivelato in Gesù, che venivano oscurati,
ma qui voglio solo
sottolineare l'aspetto caratteriale di Paolo.
Paolo afferma ancora, perché ne fa esperienza personale,
che "Abbiamo questo tesoro, della Buona Notizia di Gesù,
in vasi dì creta (2Cor. 4,7). E ancora: "Non faccio
quel che voglio, ma quel che odio. In me c'è il desiderio
del bene, ma non c'è la capacità di compierlo. Infatti
io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio. Ogni
volta che voglio fare il bene trovo in me solo la capacità
di fare il male. Con la mente sono pronto a servire la legge di
Dio, ma di fatto servo la legge del peccato" (Rom. 7,14-25).
In un altro momento concluderà: "Mi vanto soltanto
delle mie debolezze... Mi è stata inflitta, per non inorgoglirmi,
una sofferenza che mi tormenta come una spina nella carne (liberamente,
tra le tante interpretazioni, si può pensare anche alla
spina che siamo noi a noi stessi). Ho chiesto al Signore di essere
liberato, ma mi ha risposto: ti basti la mia grazia" (2Cor.
12,1-9. Con questo "ti basti la mia grazia", Gesù
dice a Paolo che dialoga con se stesso, che fa continuamente i
conti con se stesso: "Coraggio! Ti basti sapere, anzi essere
certo, che la mia gratuità ti ha raggiunto. Sei amato gratis,
sempre! E per questa mia gratuità tu puoi sempre ricominciare.
Dai casini creati dai tuoi limiti tu puoi sempre uscirne e trasformarli
in nuove opportunità di vita e di missione".
Il dialogo con noi stessi, affascinante e faticoso, ci porta allora, come si esprimeva don Tonino Bello: "a viaggiare dalle nostre periferie oscure al centro luminoso di noi stessi", dove abita il DNA di ,Dio. Viaggio di dialogo con noi stessi che vuole portarci con e come Paolo: a rivestirci di Cristo, ad avere in noi gli stessi sentimenti di Gesù, a essere persone nuove.
DIALOGO CON DIO
In quale Dio crede Paolo? In Dio-Gesù, il Dio che salva
la nostra vita e il mondo perché ci ama da morire, il Dio
al quale lui si abbandona, di cui si fida, che gli preme di far
conoscere a tutti. Ma per arrivarci ha dovuto instaurare un dialogo
permanente con Dio, un dialogo interiore, affascinante e faticoso,
fatto di ascolto e di domande, un dialogo contemplativo, un dialogo
di ricerca e di riflessione, un dialogo che lo porta a farci continuamente
i conti con questo Dio-Gesù al quale Paolo ha donato la
sua totale adesione. Ecco alcune caratteristiche del Dio-Gesù
in cui Paolo crede.
Dalla "religione" alla "fede in Gesù"
La conversione di Paolo non è consistita nel passare "da
cattivo a buono" e nemmeno da "non credente a credente".
Paolo era un grande credente ebreo, zelante e serio, profondo,
ancorato alle Scritture, fortemente coerente con l'ideale che
gli riempiva la vita. La sua grande conversione è consistita
nel passare dal seguire una religione all'abbracciare una fede:
la fede nella persona del Dio-Gesù.
Religione è un insieme di riti, di obbedienza alla Legge,
di comportamenti legali e morali, attraverso i quali ti metti
in contatto con Dio, attiri il suo favore, il suo perdono, la
sua benevolenza, gli dai lode, ti purifichi e ti rendi degno davanti
a Lui. Nella religione sei tu che fai tutto per Dio, un Dio grande,
altissimo, santissimo, prodigioso, onnipotente (e incombente?),
ma per questo puoi arrivare a lasciare da parte le persone, a
escluderle e a schiacciarle, specialmente i più emarginati
per tanti motivi morali e materiali. La fede (= fiducia, adesione
fiduciale, personale e affettiva) nel Dio-Gesù capovolge
tutto: Gesù è il Dio che scende a noi per amarci
e ci chiede di rispondere con un amore simile al Suo, rivolto
verso tutti,
Il Dio rivelato e reso visibile in Gesù
Paolo ha una visione chiara di chi è il Dio dei cristiani.
E' il Vangelo di Paolo, la Buona Notizia che lui dona a tutti:
"siamo stati gratuitamente amati, graziati, accolti da Dio
mentre gli eravamo nemici". Il nostro Dio non ci chiede di
avvicinarci noi a Lui, di salire a Lui, ma egli stesso, in Gesù,
colma questa lontananza, scende e si avvicina, irrompe "gratis"
nella nostra storia umana facendosi "prossimo" a noi.
Noi non dobbiamo più sforzarci di salire verso Dio o di
compiacerlo perché Lui è sceso a noi e mentre gli
eravamo nemici ci ha offerto in modo gratuito, unilaterale, per
sempre e senza pentimenti, il Suo amore, la Sua accoglienza misericordiosa,
il Suo perdono, la Sua amicizia. Tutto questo si è reso
visibile nella persona di Gesù, in tutte le sue parole,
i suoi gesti, la sua vita.. Ormai
più nessuno può sentirsi da Dio abbandonato, maledetto,
condannato, castigato, rifiutato o buttato via, perché
Dio, in Gesù, gli si è già fatto vicino,
è già sceso nella sua situazione per abbracciarlo
e indicargli una via di rinascita. Noi possiamo fare tutto il
male che ci pare e Dio continua a restare con noi, ad amarci,
a stimolarci, a non stancarsi di noi, a mai maledirci, mai a minacciarci
castighi.
Questo ce lo assicura la Croce di Gesù, segno massimo del
Suo Amore, della sua porta sempre aperta quando noi gli chiudiamo
ostinatamente la nostra. Davanti a questo Dio "impazzito"
per noi umanità, crollano le nostre categorie di: merito
premio, sbaglio-castigo, espiazione, riparazione. Lui ha già
fatto tutto per me, per te... e allora io che faccio? Non resta
che accogliere il dono e tirarne tutte le conseguenze con serietà.
Perché tutto questo è un DONO e, come tutti i doni,
va accolto. Se non lo accolgo, questo dono resta al donatore,
Dio-Gesù, Dio Amore,
il quale continua a offrirtelo senza stancarsi mai, ma non ti
sbatte il dono in faccia per forza. Se lo accolgo, questo dono
d'Amore si trasforma nelle mie mani in un GRAZIE che a sua volta
si trasforma in vita nuova e in amore senza condizioni
per gli altri. La riconoscenza verso Dio diventa amore per tutti,
non un amore qualsiasi, ma un Amore COME quello di Dio-Gesù.
Possiamo capire ora perché Paolo se la prenda tanto con
chi vuole mantenere , tenendo il piede in due staffe, il Dio rivelato
da Gesù con la Sua assoluta novità e il Dio della
Legge, tra i cui dettami c'è la circoncisione, il Dio dei
riti e delle varie regole inventate dall'uomo, credendo con queste
di onorare e amare Dio.
Regno di Dio
Anche questo fa parte del vero volto di Dio rivelatoci da Gesù.
Proprio negli ultimi versetti che chiudono il libro degli Atti
(28,23 e 31) si dice che: "Dal mattino fino alla sera Paolo
dava spiegazioni e annunziava ai presenti il Regno di Dio";
"Egli annunziava il Regno di Dio... con coraggio e senza
essere ostacolato". Se scorriamo il Vangelo e la vita e gli
scritti di Paolo possiamo chiederci:
Cos'è il Regno di Dio? E' il comportamento di Dio
verso noi umanità, così
come l'abbiamo espresso prima. Dio regna "così"
su noi e sul mondo.
Come si chiama, oltre che re, colui che governa un regno?
Monarca. Nel
Regno di Dio non c' è un monarca, ma un babbo, un papà
buono, il "papi" di
Gesù e nostro, che ha tanto amato il mondo da donare, da
consegnarci il Suo
unico Figlio.
Come si chiama lo Stato in cui governa un re, un monarca?
Monarchia. Nel Regno di Dio non esiste monarchia, ma esiste invece
una Famiglia, esiste la Comunione, l'Amicizia.
Come si chiamano gli abitanti di un regno? Sudditi. Nel
Regno di Dio niente sudditi, ma figli amati dal "papi"
e fratelli e sorelle.
Se un re emana delle leggi, cosa vuole dai suoi sudditi?
Che obbediscano a queste leggi. Nel Regno di Dio, Lui, il "papi",
non chiede obbedienza, ma somiglianza a Lui. Chiede che la nostra
obbedienza sia accogliere il Suo amore e rispondervi amando "COME"
Lui ha amato, comportandosi "COME" sempre Gesù
si è comportato.
Questo è il Dio con il quale dialoga continuamente Paolo. A volte Dio tace anche con Paolo. Tutto si oscura, ma lui, ostinato, continua a dialogare e a cercare "questo" Dio. Dialogare con un Dio "così" non è neutrale, ha delle conseguenze. Intanto è un Dio privo di bacchetta magica, del quale tu non puoi servirti per fargli mettere a posto le cose al posto tuo: in questo è impotente e debolissimo... lui è potente e onnipotente solo nell'Amore!. E' un Dio che chiede accoglienza e risposta nostra responsabile. Risposta che ci incammina in una novità di vita personale e poi ci spinge a una vita che salva il mondo attraverso l'impegno per la giustizia, la pace, la riconciliazione, la fraternità, la custodia del creato....
Proprio da questi due dialoghi, con se stesso e con Dio, nasce
e cresce, per Paolo e per noi, la nostra identità limpida
e solida che permette di continuare l'avventura affascinante e
faticosa del dialogo con gli altri e con la vita.
DIALOGO CON GLI ALTRI
Paolo ha una marea di relazioni con persone, culture, situazioni,
le più diversificate. Leggendo gli Atti c'è da restarne
affascinati. Dialoga in ogni momento con i suoi fratelli nella
fede ebrei. Dialoga con tutti quelli che incontra, di culture,
lingue, razze, mentalità, religioni e stili morali diversi.
Immaginiamo cosa vogliono dire in Atti riferimenti del tipo: attraversarono
tutta l'isola di Cipro... giunsero in Panfilia... andarono in
Pisidia... si recarono ad Antiochia in Siria... passarono per
le città di Listra, Perge1 Iconio, Attalìa... attraversarono
la Frigia, la Galazia, la Macedonia, la Grecia..., era sicuramente
tutto un incontrare, un dialogare, un instaurare relazioni. Dialoga
con i responsabili della Chiesa: Pietro, Giacomo, altri... Dialoga
con- militari, carcerieri, governatori, gente colta e gente semplice.
Dialoga per scritto con le comunità cristiane da lui fondate
e le sue lettere sono un campo vastissimo per studiare il modo
di dialogare di Paolo. Esse sono affollate di nomi, di persone,
di situazioni, di relazioni. Non si sottrae mai. Non è"felicemente
single", ma un uomo di comunione e la sua vita è tutta
un'apertura! Tentiamo ora di accennare ad alcune caratteristiche
di fondo che attraversano tutto il modo di dialogare di Paolo
con le persone.
Caratteristiche di fondo
Paolo ha a cuore la vita concreta. Frasi come: "Mi
sono fatto tutto a tutti" (1 Cor. 9,19-22), oppure la raccomandazione
che fa ai suoi cristiani: "Siate felici con chi è
nella gioia, piangete con chi piange" (Rom. 12,15), ci dicono
come lui non dialogava a partire da una cattedra sulla quale,
sedeva come maestro, ma dalla vita concreta delle persone. Sono
tantissimi gli esempi a questo riguardo, ma ne scegliamo tre.
Atti 16, 26-40: dentro a questo racconto dobbiamo cogliere tutta
la vita reale che vi è sottintesa, con le sue emozioni,
le parole, i gesti, il dialogo, la fatica, le opportunità,
ecc... Il battesimo del carceriere è il coronamento di
un lungo incontro-dialogo del cuore e delle parole dentro i fatti
concreti della vita che tutti insieme stanno vivendo. Atti 16,
16-22: la schiava di Filippi. Credo che anche qui la guarigione,
nel nome di Gesù, della ragazza sia avvenuta dopo un periodo
di incontro-dialogo del cuore e delle parole dentro i fatti concreti
della vita. Atti 19, 21-29: la rivolta degli orafi e artigiani
di Efeso. Sotto alla vicenda possiamo intravedervi un lungo incontro-dialogo
di Paolo, dialogo del cuore e delle parole a contatto con
Questo ce lo assicura la Croce di Gesù, segno massimo del
Suo Amore, della sua porta sempre aperta quando noi gli chiudiamo
ostinatamente la nostra. Davanti a questo Dio "impazzito"
per noi umanità, crollano le nostre categorie di: merito
premio, sbaglio-castigo, espiazione, riparazione. Lui ha già
fatto tutto per me, per te... e allora io che faccio? Non resta
che accogliere il dono e tirarne tutte le conseguenze con serietà.
Perché tutto questo è un DONO e, come tutti i doni,
va accolto. Se non lo accolgo, questo dono resta al donatore,
Dio-Gesù, Dio Amore,
il quale continua a offrirtelo senza stancarsi mai, ma non ti
sbatte il dono in faccia per forza. Se lo accolgo, questo dono
d'Amore si trasforma nelle mie mani in un GRAZIE che a sua volta
si trasforma in vita nuova e in amore senza condizioni
per gli altri. La riconoscenza verso Dio diventa amore per tutti,
non un amore qualsiasi, ma un Amore COME quello di Dio-Gesù.
Possiamo capire ora perché Paolo se la prenda tanto con
chi vuole mantenere , tenendo il piede in due staffe, il Dio rivelato
da Gesù con la Sua assoluta novità e il Dio della
Legge, tra i cui dettami c'è la circoncisione, il Dio dei
riti e delle varie regole inventate dall'uomo, credendo con queste
di onorare e amare Dio.
Regno di Dio
Anche questo fa parte del vero volto di Dio rivelatoci da Gesù.
Proprio negli ultimi versetti che chiudono il libro degli Atti
(28,23 e 31) si dice che: "Dal mattino fino alla sera Paolo
dava spiegazioni e annunziava ai presenti il Regno di Dio";
"Egli annunziava il Regno di Dio... con coraggio e senza
essere ostacolato". Se scorriamo il Vangelo e la vita e gli
scritti di Paolo possiamo chiederci:
Cos'è il Regno di Dio? E' il comportamento di Dio
verso noi umanità, così
come l'abbiamo espresso prima. Dio regna "così"
su noi e sul mondo.
Come si chiama, oltre che re, colui che governa un regno?
Monarca. Nel
Regno di Dio non c' è un monarca, ma un babbo, un papà
buono, il "papi" di
Gesù e nostro, che ha tanto amato il mondo da donare, da
consegnarci il Suo
unico Figlio.
Come si chiama lo Stato in cui governa un re, un monarca?
Monarchia. Nel Regno di Dio non esiste monarchia, ma esiste invece
una Famiglia, esiste la Comunione, l'Amicizia.
Come si chiamano gli abitanti di un regno? Sudditi. Nel
Regno di Dio niente sudditi, ma figli amati dal "papi"
e fratelli e sorelle.
Se un re emana delle leggi, cosa vuole dai suoi sudditi?
Che obbediscano a queste leggi. Nel Regno di Dio, Lui, il "papi",
non chiede obbedienza, ma somiglianza a Lui. Chiede che la nostra
obbedienza sia accogliere il Suo amore e rispondervi amando "COME"
Lui ha amato, comportandosi "COME" sempre Gesù
si è comportato.
Questo è il Dio con il quale dialoga continuamente Paolo.
A volte Dio tace anche con Paolo. Tutto si oscura, ma lui, ostinato,
continua a dialogare e a cercare "questo" Dio. Dialogare
con un Dio "così" non è neutrale, ha delle
conseguenze. Intanto è un Dio privo di bacchetta magica,
del quale tu non puoi servirti per fargli mettere a
5i fatti concreti della vita. Avendo a cuore la vita concreta
delle persone, trova il modo di parlare usando un linguaggio diversificato,
comprensibile a ciascuno e alle varie situazioni. Paolo è
un intellettuale e uno studioso, ma mette a
servizio della vita della gente e del dialogo i suoi studi e le
sue competenze, adattandosi, imparando sempre, ricercando. Il
dialogo nella vita concreta lo porta a discernere: a Listra, davanti
a un uomo paralitico fin dalla nascita, a un certo punto "Paolo
lo fissò negli occhi e si accorse che aveva fede per essere
guarito, perciò gli disse: alzati dritto in piedi"
(Attil4,8-9); in un'altra
circostanza lui, che sempre si è scagliato contro la necessità
di circoncidersi per diventare cristiani, fa invece circoncidere
Timoteto "per riguardo agli Ebrei" di quella determinata
zona che stavano percorrendo (Atti 16).
Paolo dialoga con tutti facendo però delle scelte
di campo, come quella, per esempio, di mantenersi con il proprio
lavoro, rifiutando scelte di sussistenza clientelare in un ambiente
dove ciò era normale e dove era molto disdicevole per un
intellettuale lavorare manualmente. Il dialogo, specie con i più
poveri ed emarginati, si instaura meglio, al modo di Gesù,
passando anche per queste scelte di campo.
Paolo incontra, dialoga con uno stile paterno e materno.
Sottolineo lo stile materno, femminile, che poco notiamo in Paolo.
Lui "partorisce" i suoi cristiani; lui "freme"(=
il suo utero si scaravolta dentro) davanti a certe situazioni
che gli suscitano compassione, come ad Atene; lui allatta i suoi
figlioli; è tenerissimo, al femminile, in esortazioni e
saluti nelle lettere, nel discorso di saluto a Mileto (Atti 20)...ecc...Nell'incontro-dialogo
con gli altri, Paolo mette in gioco tutta l'identità maschile
e femminile che alberga in ciascuno di noi.
Il dialogo lo porta al "compromesso". Compromesso, parola che forse usiamo solo in modo negativo, vuol dire "promettere insieme" qualcosa per il bene comune, un bene ricercato insieme magari dopo un dialogo serrato e faticoso. Al Concilio di Gerusalemme (Atti 15 e 21; Gal. 1 e 2) ci fu una violenta discussione e poi ci sono stati tutti gli strascichi dopo questo evento. Il dialogo non è sempre con un sorriso a.. 52 denti, ma sempre ne è uscito un fecondo compromesso che non è farsi i propri interessi o ricercare la soluzione meno faticosa possibile. Il compromesso, quello vero, giusto e fecondo, nasce sempre dall'avventura affascinante e faticosa del dialogo.
Dialogo che si snoda sui tempi lunghi e che sa attendere. L'altro ha molto sovente modi diversi di pensare, di concepire la vita, la fede, la morale. Ci vogliono lunghi tempi di pazienza per capirsi e incontrarsi, per lasciar maturare e crescere l'altro, per maturarsi e crescere insieme. Tra le tante due espressioni significative: "Vi ho nutriti di latte, non di cibo solido, perché non avreste potuto sopportarlo" (1Cor. 3,2). "Se ci comportiamo da pazzi lo facciamo per Dio, se ci comportiamo da persone sagge lo facciamo per voi" (2Cor. 5,13). Pazzo solo per Dio, assennato per gli altri. Paolo ha conosciuto l'amore folle, pazzo, di Dio e fa pazzie per dire e testimoniare questo amore a tutti. Ma con le persone il suo amore folle si traduce in dialogo paziente e assennato, rispettoso.
Paolo non usa il dialogo per addomesticare l'altro, per indottrinarlo o tendergli trappole legislative. Le sue lettere, ad esempio, non sono un trattato di dottrina statica, di regole morali perenni. Esse sono indicazioni dialoganti su precisi problemi della comunità; sono risposte dialoganti a precise domande che gli ponevano le sue comunità. Paolo si affianca, stimola, interroga, propone, non schiaccia con prescrizioni e soluzioni preconfezionate, ma si mette in gioco e lascia che l'altro integri nella sua vita, poco alla volta, ciò che gli viene comunicato e diventi così adulto e autonomo nella fede. Paolo accetta i tempi lunghi della crescita, proprio così come Dio fa con noi. Paolo non invade tutto e le sue comunità cristiane restano una forte minoranza nel mondo circostante, malgrado gli Atti degli Apostoli sembri un libro di cavalcata gloriosa, invece che minoranza che sala, che dà sapore e fa lievitare verso il bene.
Dialogo nella verità. Il dialogare con tutti di Paolo e il cercare la strada per arrivare al cuore di tutti, non era certo un "vai che va bene!", o un generico "vogliamoci bene", ma era un dialogo serio, esigente, profondo, che ricercava e indicava con chiarezza la verità, sia alla gente comune, sia ai responsabili della Chiesa come Pietro e Giacomo. Paolo non si mimeti7,7ava. Era il credente afferrato da Gesù Cristo e profondamente motivato da Lui, dalla sua novità di vita e dalla sua verità e non lo nascondeva, anzi lo diceva a tutti "con franchezza e senza impedimenti" (Atti 28,31)
NON vissero felici e contenti
Il dialogo, proprio perché avventura affascinante e faticosa,
prevede anche difficoltà e incidenti di percorso. Paolo
ne sperimenta tanti. Pensiamo ad Atene, dove ogni giorno discuteva
in piazza con tutti quelli che incontrava. Eppure alcuni dicevano:
è un ciarlatano, mentre altri capivano che Gesù
e Risurrezione, da lui nominati, erano due nuove divinità,
senza contare poi il grande fallimento all'Areòpago. (Atti
17,16-34) Pensiamo alla turbolenta comunità di Corinto;
alle indisponibilità e rifiuti che incontra nei suoi viaggi;
ai pochissimi che lo seguono malgrado il suo impegno apostolico;
ai tanti contrasti; ai sobillatori che apposta travisano le sue
parole per metterlo in cattiva luce e demolirlo.. Davvero il suo
dialogo è "a caro prezzo". Paolo ne aveva ben
donde per rancori, amarezze, abbandoni. E invece che fa? Bandisce
tutti questi sentimenti, "scuote la polvere" sottile
della disillusione e del rancore, continua a vedere il bene ringraziando
Dio e le sue comunità, rielabora il pensiero e trova immagini
nuove e geniali (come quella del corpo in 1 Cor. 12), riparte
ancora e sempre, perché il suo dialogo non è a favore
dei propri interessi, ma è centrato sul sogno di Dio: fare
del mondo una famiglia di figli e di fratelli.
DIALOGO CON LAVITA
Obbedienza alla vita
Si è già accennato a come Paolo avesse a cuore la
vita concreta e non le dottrine, anche se è un intellettuale,
un profondo e fine pensatore. Come dialoga con la vita Paolo?
Da tutta la sua vicenda notiamo innanzitutto due atteggiamenti
che lo accompagnano sempre: da una parte è protagonista
assoluto della sua vita e infatti sceglie, decide e agisce come
vuole e crede meglio con grande iniziativa personale e libertà;
dall'altra però è totalmente accogliente, consegnato,
abbandonato agli eventi della vita, così come essa le viene
incontro. Paolo non si sottrae a niente di ciò che la vita
gli riserva: incontri felici, gioie, feste, consolazioni, soddisfazioni,
insieme a fatiche, dolori, delusioni, naufragi, scontri, torture,
prigioni, confronti con la situazione socio-politica del tempo.
Quando arrivano le situazioni le accoglie senza scansarle, si
consegna e si abbandona a esse, alla vita così com'è,
ridiventando però ancora protagonista nel gestirle e nell'attraversarle.
Come fa a fare sintesi tra queste due tensioni che il dialogo
con la vita sempre richiede? Paolo riflette, pensa, si avvale
dell'esperienza, escogita soluzioni creative e possibili per quel
momento, sempre e soprattutto animato dal fuoco interiore (=ideale)
che lo abita.
Opportunità per accogliere il Signore
Paolo vede il Signore venirgli incontro nei fatti della vita e,
dialogando con il Signore
e con la vita, discerne e sceglie. Tra le tante, alcune icone
dagli Atti:
Atti 16, 6-10: lo Spirito Santo, lo Spirito di Gesù
non permette loro di andare da una certa parte e vanno a finire
così nella città di Troade. E proprio qui a Troade
Paolo riceve in sogno l'invito da un macedone ad andare a evangelizzare
nella loro terra: "Vieni da noi in Macedonia, ad aiutarci!"
Atti 18, 9-11: a Corinto Paolo è evidentemente con
il morale a terra. Nella notte in sogno Gesù gli dice:
"Resisti Paolo perché io sono con te e in questa città
lo mi sono già scelto un popolo!"
Atti 23 e 24: nel putiferio di quello che gli succede a
Gerusalemme, nella notte Gesù appare a Paolo e gli dice:
"Coraggio! Come mi hai testimoniato qui a Gerusalemme, così
mi testimonierai anche a Roma". E il capitolo 24 narra come
il suo andare a Roma sia tutto un dialogo con la vita.
Interventi diretti e miracolosi di Dio, oppure la capacità
di Paolo di leggere le vicende
della vita come opportunità per accogliere il Signore e
i suoi inviti?
Vita come spazio per contribuire a realizzare il sogno di Dio
Dio ha un sogno: che l'umanità lo conosca per come si è
rivelato in Gesù e che di conseguenza si impegni per fare
del mondo una famiglia di figli e di fratelli. Per realizzare
questo però il Dio "papi" di Gesù, Gesù
e il Suo Spirito, non hanno in mano dei fili per trattarci come
marionette, a loro piacimento, secondo un copione da loro prestabilito
e a noi sconosciuto. Il nostro Dio, Dio-Gesù, è
presente nella nostra vita, ci viene incontro e cammina al nostro
fianco con amore, tenendoci per mano e indicandoci la strada perché
il Suo sogno si realizzi. La scelta concreta però, sulla
modalità con cui io posso contribuire a realizzare con
Dio il Suo sogno, è solo e tutta mia. Questa scelta arriva
da un dialogo, ancora una volta affascinante e faticoso, con la
mia vita concreta: chi sono e come sono; l'ambiente in cui sono
nato e cresciuto; le opportunità che ho avuto o no; gli
incontri, gli stimoli, le esperienze... Questo tipo di dialogo
con la vita mi rende diritto, robusto, protagonista cosciente
e creativo, capace finalmente di decidermi e poi di assumermene
le conseguenze senza barare, così come ha fatto Paolo.
Come concludiamo?
Non concludiamo.. e lasciamo tutto lo spazio aperto a tante cose
non dette e alla ricerca continua per vivere l'affascinante e
faticosa avventura del dialogo.
Emma