QUALE CHIESA RINASCE DAL CONCILIO VATICANO Il E DALLA PAROLA?

QUARTA SCHEDA: CHI SIAMO NOI CHIESA? COME CI DEFINIAMO?

Il Concilio Vaticano II ha dato risposte molto belle a queste domande e la Parola di Dio, tornata nelle mani dei credenti, ha aiutato sempre più a chiarire e a definire qual è l'identità collettiva e individuale nella Chiesa. Sottolineiamo, tra i tanti, solo alcuni aspetti fondamentali.

SIAMO POPOLO DI DIO
Durante il Concilio i Vescovi scelsero come definizione fondamentale di Chiesa quella di popolo: popolo di Dio, che dice la dimensione popolare della Chiesa dove non c'è qualcuno che sta in alto e altri in basso, ma dove tutti siamo discepoli di Gesù che, con responsabilità e compiti diversi, sono a servizio del Regno per annunciarlo e testimoniarlo qui e oggi nella storia, ma anche in cammino per raggiungerlo definitivamente un giorno, alla fine della nostra vita, per essere per sempre nell'Amore. I Padri conciliari, dopo lunghe discussioni e sconvolgendo i testi che erano stati loro presentati nei quali erano proposte altre definizioni di Chiesa, hanno scelto invece apposta la definizione di "popolo", riportando alla luce questo termine sul quale era caduto l'oblio per tanti anni. Proprio la scelta di questo termine ha dato la spinta per cambiare e ripensare il nostro essere Chiesa in termini di uguaglianza e di corresponsabilità, così come abbiamo già sottolineato in tutte le schede, pur, lo ripetiamo, con servizi e responsabilità diversi e continuiamo a ripeterlo per non confondere popolo con populismo! Il Concilio definisce la Chiesa come popolo di Dio per dire che siamo sì chiamati individualmente a seguire il Signore, ma non per restare soli e gestirci ciascuno a modo nostro (= credo a modo mio... partecipo alla vita della Chiesa come mi pare...) bensì per formare insieme un unico popolo che sappia conoscere Dio, Dio-Gesù e che si metta al Suo servizio servendo la vita e il bene di tutti, "come" ha fatto Gesù. Il Concilio sviluppa poi questa sintesi dicendo che siamo chiamati a essere: popolo universale, che è inviato a tutti e del quale tutti possono fare parte senza esclusioni di nessun tipo; popolo messianico, che rivive nella storia la missione di Gesù Messia; popolo animato dalla Spirito Santo che dà vita e non da una mentalità mortifera , disumanizzante, schiavizzante; popolo che ha per capo Cristo, per cui i suoi membri non sono più servi, ma figli di Dio come Gesù è Figlio, dignitosi e liberi di amare e di servire come Lui; popolo che ha come legge la carità espressa da Gesù in quel "amatevi COME io vi ho amati"; popolo che vive come tutti tentazioni, tribolazioni e cadute, attraversando però tutto con la forza dello Spirito Santo, la stessa forza che ha sostenuto Gesù; popolo che, anche se piccolo e inferiormente numerico, proprio perché è popolo "di Dio" chiamato a vivere la somiglianza col Padre, diventa per tutti segno di fraternità, di unità, di vita salvata, di riconciliazione, di speranza e di coraggio, segno di certezza che possiamo sempre rialzare la testa per lasciarsi invadere dall'Amore e ricominciare a vivere nell'Amore.

ABBIAMO UN SACERDOZIO COMUNE
Sacerdozio santo e regale
Quando noi diciamo sacerdozio generalmente pensiamo ai preti che celebrano dei riti in un tempio e questa era la concezione di sacerdote nell'Antico Testamento: colui che mediava tra Dio e il popolo infinitamente separati l'uno dall'altro e che per questo riceveva dal popolo doni che poi offriva nel Tempio in sacrificio a Dio per ottenere da Lui che si riavvicinasse al popolo, che lo perdonasse, che gli concedesse le grazie richieste. Con la venuta di Gesù tutto questo sparisce, perché da quel momento, come ci dicono tutta la lettera agli Ebrei e la prima di Pietro 2,4-10, riprese dal Concilio, abbiamo un unico sommo sacerdote e mediatore: Gesù Cristo e noi tutti siamo un popolo sacerdotale che non esercita più un sacerdozio dei riti e delle celebrazioni, ma il sacerdozio dei fatti e della vita. Questo sacerdozio rende culto a Dio, gli rende gloria, lo onora, vivendo tutto: quotidianità, lavoro, relazioni, scelte, attività sociali, economiche, politiche, in sintonia con il Suo modo di pensare e di agire, in sintonia con il Suo stile di servizio e di dono di sé fino alla fine "come" ha fatto Gesù. Vissuto così, questo sacerdozio diventa "santo e regale", perché ci fa vivere

in somiglianza con Lui che è santo e ci fa regnare come Lui e quel "come" è ovvio che cambia, come dicevamo nella seconda scheda, il nostro modo di concepire le parole re e regno. Non sacro-profano, ma...
Pensarci come popolo tutto sacerdotale fa saltare un binomio ancora radicato nella vita ecclesiale: sacro-profano. Cosa è sacro e cosa è profano? Sacri non sono i riti o gli atti di religione che siamo abituati a compiere nel Tempio, ma sacra è tutta la vita orientata al Vangelo. Sacro è il matrimonio tale e quale l'ordinazione sacerdotale quando sono vissuti come mistero di comunione e di vita. Sacra è la professione vissuta con criteri evangelici. Sacro è il servizio perché la vita cresca e sia difesa nel mondo. Sacra è la politica se orientata e vissuta per il bene comune e perché il mondo diventi un mondo fraterno. Sacro è insomma tutto quello che ci fa accogliere ogni momento l'Amore per poi riversarlo in abbondanza su tutti perché tutti abbiano vita. Profano è invece tutto quello che rema contro questa sacralità che è la vita vissuta nell'amore, nel dono di sé, nell'accoglienza, nella misericordia... "come" Dio ha fatto e fa con noi umanità. Con sorpresa ci accorgiamo allora che profano potrebbe essere tutto quello che prima chiamavamo sacro... e di questo aggettivo sono insignite tante realtà ecclesiali... quando in realtà non si percorre, o almeno si tenta di percorrere, la strada di Gesù.
SIAMO UN POPOLO TUTTO MINISTERIALE
Tutti ministri
Nel linguaggio ecclesiale ministero significa servizio e quindi ministro sta a servitore, colui che esercita un servizio necessario al bene di tutti. Ciascun membro del popolo di Dio che è la Chiesa, illuminato dalla Parola, guidato dallo Spirito Santo, nutrito dall'Eucaristia, si mette a servizio del Regno con la consapevolezza che esercitare un ministero, vivere da servitori del Regno, ha a che fare prima di tutto con la nostra quotidianità normale e che tutti i servizi, a qualunque età e in
z ; situazione, sono ugualmente importanti. Qualcuno si mette a servizio del Regno ~­
semplicemente con la sua capacità di amore quotidiano: Altri si mettono a servizio del Regno con la loro capacità di tenerezza verso ammalati, poveri e anziani. Altri ancora si mettono a servizio del Regno con le loro competenze professionali, con la loro sensibilità sociale e politica, con il loro impegno educativo... ecc... Questo modo di concepire la rninisterialità è alla base del nostro essere popolo di Dio in permanente servizio.
Ministero ordinato
Sono i Vescovi e i preti. Il loro ministero non sta in alto, come nella punta di una piramide, ma sta alla base del popolo di Dio per animare e far crescere la comunità cristiana, la Chiesa, nella conoscenza, accoglienza e testimonianza del Regno, spingendo tutti, loro per primi, a vivere insieme una vita di Comunione e di Missione. Si chiamano ministri ordinati perché ricevono il sacramento dell'Ordine al quale sono legati alcuni compiti specifici: l'annuncio-predicazione, la celebrazione di due sacramenti in particolare: l'Eucaristia e la Riconciliazione, il coordinamento della vita delle comunità. Non è un servizio di autorità intesa come potere e comando, ma come un servizio autorevole e indispensabile per il bene e l'unità di tutti, come l'autorità di un babbo e di una mamma sono autorevolmente a servizio del bene, dell'armonia, della crescita di tutta la famiglia. Il servizio di coordinamento che i ministri ordinati svolgono nella comunità viene definito il "ministero della sintesi", nel senso che non è l'unico servizio all'interno della comunità, ma che il suo compito è di far sì che la comunità esista come tutta ministeriale, tutta animata cioè da servizi corresponsabili e complementari per la vita interna della Chiesa e per il servizio al mondo. Su questo ministero della sintesi il teologo don Giordano Frosini afferma: "Non è un buon ministro ordinato quello che fa tutto, ma colui che fa fare, che sollecita, discerne, coordina e riconduce a unità (= all'unità dello scopo ultimo: il servizio al Regno) tutti gli altri ministeri. Se in una comunità uno soltanto pensa, uno soltanto decide, uno soltanto agisce, se cioè fa il dittatore, il solitario, il solo in pista, questi non è da elogiare, è semplicemente colui che riesce a uccidere la comunità".
Non clero-laici, ma...
Alla luce di quanto detto finora salta un altro binomio ancora molto in uso nel nostro modo di descrivere la Chiesa: clero-laici. In Gesù, nel Suo Vangelo e nella logica del Regno questo binomio non esiste, mentre al suo posto appare invece evidente il binomio: Mondo-Comunità cristiana ministeriale. Esiste cioè un mondo fortemente amato da Dio, malgrado tutta la sua malvagità, mondo amato in mezzo al quale tutta la comunità è chiamata a testimoniare insieme il Regno con una vita di Comunione e di Missione, attraverso una diffusa ministerialità riconosciuta, fatta di servizi diversi, ma alla pari come dignità, per la vita interna della Chiesa e per il servizio al mondo, ministeri che si sostengono e si completano a vicenda perché il sogno di Dio "fare del mondo una famiglia di figli e di fratelli e sorelle" si faccia strada e diventi poco alla volta realtà.

Guardarci con la categoria del discepolato e non del ruolo
Consapevoli della proposta di Gesù di vivere la nostra vita cristiana nella Comunione e nella Missione per servire il Regno di Dio e consapevoli di essere in questo tutti protagonisti e corresponsabili, dovremmo allora guardarci e definirci non un prete, un religioso, un laico, ma: un discepolo di Gesù mamma e papà che vivono Comunione e Missione per il Regno; un discepolo di Gesù operaio che vive Comunione e Missione per il Regno; un discepolo di Gesù prete, vescovo, papa, che vive Comunione e Missione per il Regno; un discepolo di Gesù studente che vive Comunione e Missione per il Regno; un discepolo di Gesù suora che vive Comunione e Missione per il Regno; un discepolo di Gesù medico, avvocato, o di qualsiasi professione che vive Comunione e Missione per il Regno; un discepolo di Gesù ragazzo, giovane, anziano che vive Comunione e Missione per il Regno; un discepolo di Gesù politico che vive Comunione e Missione per il Regno Chissà, forse anche un piccolo cambiamento di linguaggio e di sguardo potrebbe aiutarci a sentirei popolo di Dio, tutto sacerdotale e ministeriale.
PER VIVERE UNO SCAMBIO TRA NOI
• Cosa già sapevamo, cosa si è chiarito di più o ci è risultato essere una novità rispetto a ciò che abbiamo letto insieme? Vogliamo comunicarci qualche emozione o qualche perplessità?

• "La Chiesa dovrebbe fare... dire... oppure "io dovrei fare... dire..."? Discutiamo e comunichiamoci le nostre esperienze di presa di responsabilità per la vita della nostra comunità cristiana e indichiamo strade per aiutarci a diventare insieme popolo di Dio tutto sacerdotale e tutto ministeriale.