QUALE CHIESA RINASCE DAL CONCILIO VATICANO Il E DALLA PAROLA?
TERZA SCHEDA: DA SOCIETA' PERFETTA A COMUNITA' EVANGELIZZANTE
DUE DIFFERENTI VISIONI DI CHIESA
Visione statica
Prima del Concilio l'immagine di Chiesa prevalente era quella
di "società perfetta", non nel senso di senza
difetti, ma nel senso di essere un gruppo sociale autosufficiente,
dotato dei mezzi necessari per raggiungere un fine comune: la
salvezza individuale dell'anima. Ciascuno era tenuto al raggiungimento
dell'obbiettivo: salvarsi 1'anima facendo parte della Chiesa,
con la mediazione dei mezzi necessari allo scopo offerti dalla
Chiesa stessa: i sacramenti, lasciando quasi completamente in
sordina la Parola di Dio. Questa visione di Chiesa si basava sul
principio di autorità come principio di unione tra tutti,
autorità che si riteneva trasmessa da Gesù ai dodici
apostoli e poi da loro delegata al papa, ai vescovi, ai presbiteri,
portando a uno schema mentale gerarchico, uscito vincente dal
Concilio Vaticano I, che nel 1906 Papa Pio X esprimeva così
in una sua enciclica: "Solo nel corpo dei pastori (= gerarchia)
risiedono il diritto e l'autorità necessari per promuovere
e dirigere tutti i membri verso il fine della società (=
la salvezza delle anime).Quanto alla moltitudine (= dei fedeli)
essa non ha altro diritto che quello di lasciarsi condurre e,
gregge fedele, di seguire i suoi pastori". Ne viene fuori
un'immagine di Chiesa clericalizzata, piramidale e gerarchica
fino al punto che l'opinione pubblica tenderà a confondere
la Chiesa con la gerarchia e questo purtroppo fino ai nostri giorni,
quando non si vuole fare la fatica di riflettere e di aggiornarsi.
Come sempre però succede, lo Spirito Santo che muove e
dinamizza non ha lasciato che la Chiesa rimanesse ferma e chiusa
in questa posizione statica, ma ha suscitato, già al tempo
del Concilio Vaticano I e più ancora dopo, persone e movimenti
di opinione contrari a questa visione e che piano piano hanno
preparato il cambiamento esploso poi nel Concilio Vatìcano
11.
Visione dinamica
La visione ecclesiale che noi abbiamo oggi ha abbandonato completamente
gli scenari precedenti, facendo emergere invece una visione dinamica:
alla base del nostro essere Chiesa non c'è il principio
di autorità di alcuni che noi dobbiamo seguire docilmente,
ma c'è il principio dell'annuncio e della testimonianza
del Vangelo che ci vede tutti protagonisti. Questa visione di
Chiesa spalanca le porte della "casa-Comunione", dove
a volte vorremmo restare rintanati e ripiegati sui nostri problemi,
per spingerci tutti in missione, a correre nel mondo incontro
agli altri sulle due gambe dell'annuncio e della solidarietà
liberante e questo tutti insieme, pastori e moltitudine di fedeli,
in una circolarità di responsabilità e di servizi
necessari allo scopo.
Comunità tutta evangelizzata e tutta evangelizzatrice
Come si può annunciare e testimoniare la Buona Notizia
di Gesù e del Suo Regno se prima non ci siamo lasciati
cambiare e coinvolgere da essa? Noi Chiesa siamo chiamati a percorrere
permanentemente un cammino che ci rende contemporaneamente evangelizzati
(= convertiti, trasformati dal Vangelo) ed evangelizzatori (=
capaci di trasmetterlo ad altri). Il cammino consiste nell'ascoltare
la Parola, nell'accoglierla e nel viverla dandole carne, la carne
della nostra vita quotidiana, la carne delle nostre situazioni
e preoccupazioni, la carne delle nostre scelte messe continuamente
sotto il giudizio di questa Parola perché tutto diventi
vita vissuta secondo il Vangelo. Dall'ascolto nasce l'annuncio:
"Ciò che abbiamo udito, veduto contemplato, toccato
del Verbo della vita, noi lo annunziamo a voi..." (1Gv. 1,1-4).
L'annuncio dunque non come mestiere da predicatori, ma come testimonianza
semplice, fresca e viva fatta con parole e opere. L'annuncio di
Gesù poi libera, fa rinascere, fa intravvedere alternative
e spazi di cambiamento, provoca la possibilità di una vita
trasformata capace di rispondere fiduciosamente con Amore all'Amore.
Chi si è lasciato coinvolgere diventa a sua volta evangelizzatore
e il dinamismo della Chiesa continua con il protagonismo di tutti
i suoi membri, attraverso forme, impegni e responsabilità
diversi, ma tutti necessari e con pari dignità.
PER UNA COMUNICAZIONE DELLA FEDE MULTIDIREZIONALE
Dopo un lungo periodo di nascondimento durante il quale la Parola
di Dio non era più stata messa nelle mani della gente,
il Concilio ha fatto riportare la Scrittura al centro e al cuore
della vita delle comunità cristiane, prima di tutto perché
i cristiani, dal confronto diretto con la Parola, potessero vivere
la loro vita come discepoli di Gesù e poi perché
si attuasse quella comunicazione dinamica della fede di cui abbiamo
parlato e che ci vede tutti protagonisti. Dopo il Concilio Vaticano
II sull'onda dell'entusiasmo per questa apertura alla conoscenza
della Bibbia, nasceva tutto un fermento creativo di gruppi e di
iniziative di lettura e di studio della Parola e la grande ricchezza,
la positività e la capacità formativa di queste
esperienze è stata di gran lunga superiore a qualche inevitabile
sbaglio o sbandata. Intanto si faceva sempre più strada
l'approfondimento di studi biblici, sostenuti anche dalle scienze
e dall'archeologia, che portava alla luce nuove forme di comprensione
e di interpretazione della Scrittura, donando attraverso i biblisti
(= studiosi della Bibbia) uomini e donne, luci inedite che non
si possono più spegnere e capacità interpretative
dalle quali non si può tornare indietro. Si sono poi affacciati
anche altri soggetti che prendendo in mano la Parola la interpretavano
e la applicavano nel loro contesto culturale e nel loro vissuto
quotidiano, così diverso dal mondo nel quale la Bibbia
era nata e anche dalla nostra cultura occidentale Tutti questi
soggetti hanno aiutato la Chiesa a capire sempre meglio e a crescere
maggiormente nella comprensione della Parola, nella conoscenza
di Gesù e nella capacità di testimonianza. Così,
se prima del Concilio la comunicazione avveniva in modo unidirezionale
dalla Chiesa docente alla Chiesa discente, da chi aveva il diritto
di indicare a chi doveva invece seguire come gregge docile le
indicazioni, da qualcuno che aveva qualcosa da dire ad altri che
dovevano solo ascoltare, ora invece, grazie al Concilio, la comunicazione
della fede è multidirezionale, dove tutti, illuminati in
modi diversi dalla Parola, ce la possiamo comunicare a vicenda
per il bene e la crescita spirituale di tutti. E' dunque una consapevolezza
chiara e forte quella a cui il Concilio ci invita: a essere tutti
protagonisti nel comunicarci una vita vissuta secondo il Vangelo,
dall'alto verso il basso e dal basso Verso 1'allo, in uno scambio
fraterno pur nella diversità dei ministeri e cioè
dei servizi e delle funzioni che abbiamo nella vita ecclesiale.
PAROLA DI DIO DA LEGGERE E DA INTERPRETARE NELLA TRADIZIONE
DELLA CHIESA
E' una frase molto usata nella Chiesa, sovente però per
mettere in guardia da errori che, specialmente i cristiani comuni,
potrebbero fare nel leggere e interpretare la Parola. Illuminati
da coloro che hanno approfondito il Concilio e la Parola, cerchiamo
di capire cosa vuol dire "leggere e interpretare nella tradizione
della Chiesa". Tradizione è la linfa vitale che attraversa
la vita della Chiesa, vita che si è formata e che continua
a crescere nella storia con il contributo di tanti soggetti. Tradizione
non è tradizionalismo statico e immutabile dove solo qualcuno
pensa e interpreta per tutti, ma alla luce del Concilio anche
la tradizione è un processo dinamico dove tutti siamo chiamati
a leggere e a interpretare la Parola, ciascuno però secondo
il proprio ruolo: con il ruolo di Vescovi che hanno il compito
di vegliare per l'unità del popolo e per aiutarlo a discernere
la verità; con il ruolo di biblisti e di teologi che studiano
e approfondiscono la Parola e la vita che ne deriva; con il ruolo
di tutti i cristiani che fanno esperienza del Vangelo vissuto
nei vari ambiti di vita laicale. Questi ruoli sono comunicanti,
dove ciascuno dà e riceve dall'altro, dove tutti, nessuno
escluso, sìamo tutti soggetti trasmettitori e recettori.
E' necessario dunque per noi fedeli ascoltare la parola che viene
dal Magistero e dagli studiosi esperti, ma è altrettanto
necessario per loro ascoltare la parola che nasce dalla vita e
cioè ascoltare dai fedeli che vivono la Parola di Dio cosa
essa dice alla vita degli anziani, cosa dice alla vita dei giovani,
cosa dice alla vita dei preti, cosa dice alla vita degli sposati,
degli uomini, delle donne, alla vita di chi appartiene alle più
svariate categorie sociali e poi ancora cosa dice la Parola, come
viene interpretata e vissuta dalla cultura europea, da quella
africana, da quella asiatica, da quella del Nord o del Sud America..
ecc.. ecc.. La tradizione nella Chiesa cresce allora e si arricchisce
con il contributo di tanti che non sono in disaccordo gli uni
contro gli altri, ma sono invece tutti soggetti che si ascoltano,
che integrano con rispetto le
conoscenze e le esperienze reciproche, cercando insieme la verità
contenuta nella Parola in un cammino di dono reciproco e di crescita
permanente. La corresponsabilità nella lettura e nell'interpretazione
della Parola e la corresponsabilità nell'arricchire la
tradizione della Chiesa può avvenire se si nutre essenzialmente
di tre cose:
La guida dello Spirito Santo: da ascoltare e invocare costantemente
perché è Lui l'elemento che illumina, che dinamizza,
che ci fa capire in modo sempre nuove le cose. Non è scontato,
perché tutti corriamo il rischio di esportare le nostre
idee come quelle di Dio, oppure di condividerci le nostre idee
senza chiedere allo Spirito Santo se anche Lui la pensa così!
Capisci ciò che leggi? Sono le parole dette da Filippo
all'eunuco in Atti 8,26-31. Se è vero che ci è stata
ridata in mano a tutti la Parola di Dio sulla quale poter riflettere
liberamente, è però vero anche che dobbiamo interrogarci
reciprocamente: ma capisci ciò che stai leggendo? E quindi
aiutarci gli uni gli altri per capire il senso del testo e poi
applicarlo con coraggio alla nostra vita personale e di comunità
per convertirci sempre di più allo stile di Gesù.
E' esattamente quello che facciamo nelle nostre Piccole Comunità
del Vangelo ed è quello che dobbiamo fare anche nella Chiesa,
lasciandoci formare da biblisti e teologi per non tradire la Bibbia.
"Ascoltate ciò che lo Spirito dice alle Chiese"
ripete continuamente il Signore alle sette Chiese dell'Apocalisse.
Lo Spirito ci spinge non solo a leggere e a interpretare la Parola,
ma anche a lasciarci leggere e interpretare dalla Parola. Questo
vuol dire che la Parola ascoltata ci smaschera, ci dice chi siamo,
ci fa vedere dove stiamo andando, ci spinge a cambiare e a ricominciare
sempre a vivere in novità di vita dietro a Gesù.
PER VIVERE UNO SCAMBIO TRA NOI
Cosa già sapevamo, cosa si è chiarito di
più o ci è risultato essere novità rispetto
a ciò che abbiamo letto insieme? Vogliamo comunicarci qualche
emozione o qualche perplessità?
Quali conseguenze concrete possiamo trarre dal contenuto di questa scheda sia per la nostra vita personale, sia per quella della nostra comunità cristiana?
La novità del Concilio ci porta indubbiamente
a essere anche critici e non più passivi. Quale modalità
di critica vivo io e qual è lo scopo che mi guida nell'esprimerla?