Ogni domenica e ogni festa, nella spiegazione della Parola
di Dio generalmente noi non ascoltiamo
cose nuove, ma riceviamo ogni volta una luce che ci aiuta a comprendere
sempre un pochino di
più la Parola e che ci invia poi nella nostra quotidianità
a vivere in modo rinnovato la nostra vita.
Oggi condivido con voi qualche luce dalla prima Lettura di questa
festa. Festa dell'immacolata: è
nata nel 1854 con la proclamazione del dogma da parte del papa
Pio IX, nel quale si afferma che
Maria, per uno speciale privilegio di Dio, è stata concepita
senza la macchia del peccato originale
che marca invece tutti noi. Forti dell'invito di papa Francesco
a ridire la verità di sempre, ma
ripensate in modo nuovo alla luce di una maggiore comprensione
della Parola motivata da una
seria ricerca di tanti biblisti, cerchiamo di capire quanto ci
racconta la prima lettura di oggi sul
peccato originale, perché proprio questo è da riformulare
e da ricomprendere, collocando questo
brano (Gen. 3,9-15) nel contesto più ampio dei primo tre
capitoli del libro della Genesi.
La Bibbia va letta e approfondita come un insieme di
libri in cui si narra, in tanti modi diversi, come Dio sempre
si comporta con noi umanità e come sempre noi umanità
rispondiamo a Lui, alla Sua alleanza, al Suo amore. In questo
brano quindi i personaggi non vanno considerati come reali, ma
come paradigmatici e cioè un esempio, un modello, un termine
di paragone nei quali ci rispecchiamo e nei quali vediamo descritta
la nostra vita oggi, la nostra attuale risposta alla alleanza
di Dio con noi umanità. Nel brano allora non esistono
Adamo ed Eva, ma esiste da sempre una umanità al maschile
e al femminile con la quale Dio cammina e scrive la sua storia
di amicizia e di amore.
A "questa" umanità Dio consegna, ieri
come oggi, il mondo perché l'uomo e la donna lo custodiscano
e ne facciano una sorgente di vita, la casa della vita, una casa
di pace, di giustizia, di ben-essere per tutti. Perché
questo possa realizzarsi Dio, ieri come oggi, fa due cose: soffia
su noi persone umane il suo alito di vita che produce in noi
coscienza, responsabilità, libertà e queste, DNA
di Dio in noi, ci rendono capaci di condurre il mondo in modo
che diventi casa di vita; poi insieme a questo soffio vitale,
Dio dà all'umanità, ieri come oggi, anche un comando:
"Non mangerai dell'albero della conoscenza del bene e del
male". Chiede cioè la capacità di discernere
tra bene e male. Non dice all'uomo e alla donna: non fare questo,
non fare quest'altro.., ma, ieri come oggi, Dio dice: sappi fare
discernimento, sappi capire cosa porta vita vera e piena e cosa
invece porta morte, dolore, desolazione. Fare discernimento con
quale luce? Con la Sua, non andando "a naso" facendo
quello che ci pare. Discernere con la luce di Dio, con la Sua
conoscenza delle cose, per saper distinguere se un comportamento
porta vita, se porta condivisione, se porta pace, se porta giustizia,
se ci fa dominare e sottomettere la terra per il bene di tutti
e non solo per l'interesse di qualcuno. Perché Dio ci
chiede di non mangiare dell'albero della conoscenza del bene
e del male?. Per fare un piacere a Lui? Certo che no! Lo chiede
perché questa capacità di discernimento alla Sua
luce e a non fare come ci pare ci rende più umani, creando
la possibilità che il mondo diventi casa dì vita
per tutti.
Il mondo però messo da Dio nelle nostre mani
è, ieri come oggi, un mondo minacciato. Minacciato dal
serpente, il male subdolo che porta morte, divisione, ingiustizia.
Questo brano di Genesi non ci dice l'origine del male nel mondo,
nemmeno Gesù ce lo dirà mai, ma, ieri come oggi,
ci interroga: tu, con la tua coscienza, responsabilità
libertà, da che parte stai? Dalla parte del serpente che
provoca morte, o dalla parte di Dio che dà sempre vita?
E sempre, ieri come oggi, l'umanità risponde e il frutto
del nostro discernimento, della nostra risposta, può causare
tanto male o tanto bne.
II peccato originale non è più allora un peccato
commesso da un uomo e da una donna agli inizi dell'umanità
e che ricade (come vendetta diabolica più che divina)
su tutti per sempre, ma si tratta dell'origine che causa ogni
male e questa origine è il sospetto su Dio: non vedi che
Dio non vuole il tuo bene? Non vedi che è colui che ti
ostacola, che vieta, che ti rinchiude come in una prigione soffocante?
Il sospetto inquina il discernimento e non rende possibile compierlo
serenamente dalla parte del bene, della vita. C'è un passaggio
significativo che passa inosservato. Racconta Gen. 3,1-3 che
Dio dice all'umanità: "non mangerai dell'albero della
conoscenza del bene e del male", ma quando il serpente chiede
alla donna cosa le ha detto Dio, lei risponde: "non mangerete
dell'albero della conoscenza del bene e del male, anzi, non toccatelo."
Questa seconda parte Dio non l'ha detta, se l'è inventata
la donna. Il comando era di non mangiarlo, non di non toccarlo.
Certo che bisogna toccarlo quest'albero se si vuole discernere.
Bisogna esaminarne il tronco, le radici, le foglie, i frutti,
mettere cioè in atto la nostra intelligenza umana, la
nostra esperienza, farle interagire con la nostra coscienza,
responsabilità e libertà per fare scelte secondo
il cuore di Dio e che portino vita. La cosa da non fare è
mangiarlo, perché vuol dire impossessarsene a nostro uso
e consumo, senza più ascoltare e confrontarsi con ]'Altro
e con gli altri. Il sospetto menzognero insinuato dal serpente,
macina allora nel cuore e nella mente delle persone, si ingrandisce,
falsifica le carte, fa perdere lucidità e verità
e provoca la trasgressione che porta infelicità e morte.
Quando succede il patatrac, Dio maledice il male, il
serpente che lo provoca, ma non maledice l'umanità. All'umanità
invece rivolge ancora la domanda che può rimetterla nel
gioco bello della vita: dove sei? Dove sei finito? Hai però
ora davanti due stirpi, quella del serpente e quella della donna,
quale scegli? Quale ascolti? Con quale stirpe cammini e ti fai
strada nel mondo? La stirpe della donna è sia l'umanità
che mette coscienza, responsabilità, libertà dalla
parte del bene, della vita, ma anche, per noi cristiani che vediamo
nella donna Maria, è l'umanità che segue la stirpe
di Maria, Gesù e si lascia condurre da Lui, dal suo stile
di vita.
Tutto questo non rende l'umanità succube di Dio, ma la
fa esplodere in creatività e responsabilità per
il bene. Oggi tante volte proprio noi cristiani ci nutriamo di
gesti liturgici, di riti, di preghiere di religione, ma non mettiamo
in atto il discernimento: con quale stirpe mi aggrego? Da che
parte sto? Da quale luce mi lascio illuminare?
E Maria?
Donna della stirpe umana come noi, non privilegiata, ma continuamente
interpellata da Dio, ha tenuto fermo il timone della sua vita
sulla rotta giusta, interrogandosi anche lei continuamente: da
che parte sto, quale stirpe scelgo? Non senza dubbi e fatiche,
ma non cedendo mai al sospetto su Dio. Per lei Dio non era colui
che mortifica la persona umana, colui che vieta, colui che imprigiona,
ma colui che apre alla vita, al bene. Davvero immacolata nella
fede, nel discernimento, nella risposta. Maria non maledice il
male del mondo, così come non lo ha maledetto Gesù,
ma lo attraversa dalla parte giusta, con la sua coscienza, libertà,
responsabilità, che lei ha scelto e accettato fossero
illuminate da Dio, prima dal Dio dei suoi padri, e poi dal Dio-Gesù
suo figlio. Davvero Immacolata, cioè colei che si è
fidata di Dio sempre, accostandosi all'albero della conoscenza
del bene e del male senza però mai impossessarsene in
autonomia, non ascoltando Dio e gli altri. Davvero Immacolata
non perché nata senza peccato originale, ma perché
ha tenuto fuori dalla sua vita, con fede, coraggio e libertà,
l'origine di ogni peccato e fidandosi di Dio ha ricambiato con
vita e amore verso tutti un Amore che l'aveva preceduta, lo stesso
Amore che oggi precede sempre anche noi e ci chiede risposte
di bene per tutti.
ostro discernimento, della nostra risposta, può causare
tanto male o tanto bene.
Emma Gremmo. |