8 dicembre: festa dell'immacolata

(omelia di Emma)

 

Ogni domenica e ogni festa, nella spiegazione della Parola di Dio generalmente noi non ascoltiamo
cose nuove, ma riceviamo ogni volta una luce che ci aiuta a comprendere sempre un pochino di
più la Parola e che ci invia poi nella nostra quotidianità a vivere in modo rinnovato la nostra vita.
Oggi condivido con voi qualche luce dalla prima Lettura di questa festa. Festa dell'immacolata: è
nata nel 1854 con la proclamazione del dogma da parte del papa Pio IX, nel quale si afferma che
Maria, per uno speciale privilegio di Dio, è stata concepita senza la macchia del peccato originale
che marca invece tutti noi. Forti dell'invito di papa Francesco a ridire la verità di sempre, ma
ripensate in modo nuovo alla luce di una maggiore comprensione della Parola motivata da una
seria ricerca di tanti biblisti, cerchiamo di capire quanto ci racconta la prima lettura di oggi sul
peccato originale, perché proprio questo è da riformulare e da ricomprendere, collocando questo
brano (Gen. 3,9-15) nel contesto più ampio dei primo tre capitoli del libro della Genesi.

• La Bibbia va letta e approfondita come un insieme di libri in cui si narra, in tanti modi diversi, come Dio sempre si comporta con noi umanità e come sempre noi umanità rispondiamo a Lui, alla Sua alleanza, al Suo amore. In questo brano quindi i personaggi non vanno considerati come reali, ma come paradigmatici e cioè un esempio, un modello, un termine di paragone nei quali ci rispecchiamo e nei quali vediamo descritta la nostra vita oggi, la nostra attuale risposta alla alleanza di Dio con noi umanità. Nel brano allora non esistono Adamo ed Eva, ma esiste da sempre una umanità al maschile e al femminile con la quale Dio cammina e scrive la sua storia di amicizia e di amore.

• A "questa" umanità Dio consegna, ieri come oggi, il mondo perché l'uomo e la donna lo custodiscano e ne facciano una sorgente di vita, la casa della vita, una casa di pace, di giustizia, di ben-essere per tutti. Perché questo possa realizzarsi Dio, ieri come oggi, fa due cose: soffia su noi persone umane il suo alito di vita che produce in noi coscienza, responsabilità, libertà e queste, DNA di Dio in noi, ci rendono capaci di condurre il mondo in modo che diventi casa di vita; poi insieme a questo soffio vitale, Dio dà all'umanità, ieri come oggi, anche un comando: "Non mangerai dell'albero della conoscenza del bene e del male". Chiede cioè la capacità di discernere tra bene e male. Non dice all'uomo e alla donna: non fare questo, non fare quest'altro.., ma, ieri come oggi, Dio dice: sappi fare discernimento, sappi capire cosa porta vita vera e piena e cosa invece porta morte, dolore, desolazione. Fare discernimento con quale luce? Con la Sua, non andando "a naso" facendo quello che ci pare. Discernere con la luce di Dio, con la Sua conoscenza delle cose, per saper distinguere se un comportamento porta vita, se porta condivisione, se porta pace, se porta giustizia, se ci fa dominare e sottomettere la terra per il bene di tutti e non solo per l'interesse di qualcuno. Perché Dio ci chiede di non mangiare dell'albero della conoscenza del bene e del male?. Per fare un piacere a Lui? Certo che no! Lo chiede perché questa capacità di discernimento alla Sua luce e a non fare come ci pare ci rende più umani, creando la possibilità che il mondo diventi casa dì vita per tutti.

• Il mondo però messo da Dio nelle nostre mani è, ieri come oggi, un mondo minacciato. Minacciato dal serpente, il male subdolo che porta morte, divisione, ingiustizia. Questo brano di Genesi non ci dice l'origine del male nel mondo, nemmeno Gesù ce lo dirà mai, ma, ieri come oggi, ci interroga: tu, con la tua coscienza, responsabilità libertà, da che parte stai? Dalla parte del serpente che provoca morte, o dalla parte di Dio che dà sempre vita? E sempre, ieri come oggi, l'umanità risponde e il frutto del nostro discernimento, della nostra risposta, può causare tanto male o tanto bne.

II peccato originale non è più allora un peccato commesso da un uomo e da una donna agli inizi dell'umanità e che ricade (come vendetta diabolica più che divina) su tutti per sempre, ma si tratta dell'origine che causa ogni male e questa origine è il sospetto su Dio: non vedi che Dio non vuole il tuo bene? Non vedi che è colui che ti ostacola, che vieta, che ti rinchiude come in una prigione soffocante? Il sospetto inquina il discernimento e non rende possibile compierlo serenamente dalla parte del bene, della vita. C'è un passaggio significativo che passa inosservato. Racconta Gen. 3,1-3 che Dio dice all'umanità: "non mangerai dell'albero della conoscenza del bene e del male", ma quando il serpente chiede alla donna cosa le ha detto Dio, lei risponde: "non mangerete dell'albero della conoscenza del bene e del male, anzi, non toccatelo." Questa seconda parte Dio non l'ha detta, se l'è inventata la donna. Il comando era di non mangiarlo, non di non toccarlo. Certo che bisogna toccarlo quest'albero se si vuole discernere. Bisogna esaminarne il tronco, le radici, le foglie, i frutti, mettere cioè in atto la nostra intelligenza umana, la nostra esperienza, farle interagire con la nostra coscienza, responsabilità e libertà per fare scelte secondo il cuore di Dio e che portino vita. La cosa da non fare è mangiarlo, perché vuol dire impossessarsene a nostro uso e consumo, senza più ascoltare e confrontarsi con ]'Altro e con gli altri. Il sospetto menzognero insinuato dal serpente, macina allora nel cuore e nella mente delle persone, si ingrandisce, falsifica le carte, fa perdere lucidità e verità e provoca la trasgressione che porta infelicità e morte.

• Quando succede il patatrac, Dio maledice il male, il serpente che lo provoca, ma non maledice l'umanità. All'umanità invece rivolge ancora la domanda che può rimetterla nel gioco bello della vita: dove sei? Dove sei finito? Hai però ora davanti due stirpi, quella del serpente e quella della donna, quale scegli? Quale ascolti? Con quale stirpe cammini e ti fai strada nel mondo? La stirpe della donna è sia l'umanità che mette coscienza, responsabilità, libertà dalla parte del bene, della vita, ma anche, per noi cristiani che vediamo nella donna Maria, è l'umanità che segue la stirpe di Maria, Gesù e si lascia condurre da Lui, dal suo stile di vita.
Tutto questo non rende l'umanità succube di Dio, ma la fa esplodere in creatività e responsabilità per il bene. Oggi tante volte proprio noi cristiani ci nutriamo di gesti liturgici, di riti, di preghiere di religione, ma non mettiamo in atto il discernimento: con quale stirpe mi aggrego? Da che parte sto? Da quale luce mi lascio illuminare?

E Maria?
Donna della stirpe umana come noi, non privilegiata, ma continuamente interpellata da Dio, ha tenuto fermo il timone della sua vita sulla rotta giusta, interrogandosi anche lei continuamente: da che parte sto, quale stirpe scelgo? Non senza dubbi e fatiche, ma non cedendo mai al sospetto su Dio. Per lei Dio non era colui che mortifica la persona umana, colui che vieta, colui che imprigiona, ma colui che apre alla vita, al bene. Davvero immacolata nella fede, nel discernimento, nella risposta. Maria non maledice il male del mondo, così come non lo ha maledetto Gesù, ma lo attraversa dalla parte giusta, con la sua coscienza, libertà, responsabilità, che lei ha scelto e accettato fossero illuminate da Dio, prima dal Dio dei suoi padri, e poi dal Dio-Gesù suo figlio. Davvero Immacolata, cioè colei che si è fidata di Dio sempre, accostandosi all'albero della conoscenza del bene e del male senza però mai impossessarsene in autonomia, non ascoltando Dio e gli altri. Davvero Immacolata non perché nata senza peccato originale, ma perché ha tenuto fuori dalla sua vita, con fede, coraggio e libertà, l'origine di ogni peccato e fidandosi di Dio ha ricambiato con vita e amore verso tutti un Amore che l'aveva preceduta, lo stesso Amore che oggi precede sempre anche noi e ci chiede risposte di bene per tutti.
ostro discernimento, della nostra risposta, può causare tanto male o tanto bene.
Emma Gremmo.