Racconto XI Lo Spirito Santo
E vidi il male arrivare sulla terra, il debole oppresso, il giusto
costretto a mendicare il suo pane, il malvagio innalzato agli
onori e carico di ricchezze, l'innocente condannato da giudici
iniqui e i suoi figli errare sotto il sole.
E la mia anima era triste e la speranza ne cadeva da ogni parte
come da un vaso spezzato.
E Dio mi mandò un sonno profondo.
Nel sonno, vidi come una forma luminosa in piedi accanto a me,
uno Spirito il cui sguardo dolce e penetrante leggeva fino in
fondo ai miei pensieri più segreti.
Io trasalii non di paura né di gioia ma come per un
sentimento che era una mescolanza inesprimibile
dell'una e dell'altra.
E lo Spirito mi diceva: Perché sei triste?
E io risposi piangendo: non vedi i mali che deva
stano la terra?
E la forma celeste prese a sorridere di un sorriso
ineffabile e mi venne all'orecchio questa parola:
Il tuo occhio non vede che attraverso l'ingannevo
le tramite che le creature chiamano tempo. Ma il
tempo esiste solo per te: per Dio non c'è il tempo. Io
tacqui perché non comprendevo.
All'improvviso lo Spirito mi disse: Guarda!
Per me all'improvviso non ci fu più né un prima
né un dopo: io vidi simultaneamente ciò che, nella
loro lingua debole e imperfetta, gli uomini chiamano il passato,
il presente e l'avvenire.
E tutto ciò costituiva un tutto unico; tuttavia, per dire
ciò che vidi, bisogna che ridiscenda dentro il tempo, che
parli nella lingua debole e imperfetta de
gli uomini.
E tutta la razza umana mi apparve come un sol uomo; e quest'uomo
aveva fatto molto male e poco bene; aveva provato molti dolori
e poche gioie.
E stava là, giaceva nella miseria su una terra talvolta
arida talvolta gelida, magro e affamato, sofferente, curvo in
un languore intervallato dalle convulsioni, carico di catene forgiate
nella dimora dei demoni.
Con la mano destra si era incatenato la mano sinistra e con la
sinistra la destra e, preda di cattivi sogni, si era talmente
rotolato in mezzo ai ferri che tutto il suo corpo ne era coperto
e rinserrato.
Perché appena essi lo toccavano, si incollavano alla sua
pelle come piombo rovente, gli penetravano nelle carni e non ne
uscivano più.
Quello era l'uomo, lo riconobbi.
Ed ecco un raggio di luce che si dipartiva da oriente, un raggio
d'amore dal mezzogiorno, e un raggio di forza dal settentrione.
(1)
Quei tre raggi si unirono sul cuore dell'uomo.
E quando partì il raggio di luce, una voce disse:
Figlio di Dio, fratello del Cristo sappi ciò che devi sapere.
E quando partì il raggio d'amore una voce disse: Figlio
di Dio, fratello del Cristo, ama chi devi amare.
E quando partì il raggio di forza, una voce disse: Figlio
di Dio, fratello del Cristo, fa ciò che deve
essere fatto!
E quando i tre raggi si unirono, anche le tre voci si
unirono e ne formarono una sola che disse:
Figlio di Dio, fratello del Cristo, servi Dio e servi
lui solo.
E allora ciò che fino a quel momento mi era sembrato un
unico uomo mi apparve come una moltitudine di popoli e di nazioni.
Il mio primo sguardo non mi aveva ingannato, come non mi ingannava
il secondo.
Quei popoli e quelle nazioni, risvegliandosi sul loro letto d'angoscia,
cominciarono a dirsi:
Da dove vengono le nostre sofferenze e i nostri languori e la
fame e la sete che ci tormentano, e le catene che ci piegano a
terra e penetrano nelle nostre carni?
E la loro intelligenza si aprì ed essi compresero che i
Figli di Dio, i fratelli del Cristo non erano stati condannati
dal padre loro alla schiavitù e che quella schiavitù
era la fonte di tutti i loro mali.
Ciascuno dunque cercò di infrangere quei ferri, ma senza
riuscirci.
Ed essi si guardarono reciprocamente con grande pietà e
grazie all'amore che agiva in loro, si dissero: abbiamo gli stessi
pensieri, perché non potremmo anche avere lo stesso cuore?
non siamo tutti figli dello stesso Dio e fratelli dello stesso
Cristo? Salviamoci o moriamo insieme.
E dopo avere pronunciato queste parole, si sentirono pervasi da
una forza divina e io udii le loro catene infrangersi ed essi
lottarono sei giorni contro coloro che, li avevano incatenati
e il sesto giorno furono vincitori e il settimo fu giorno di riposo.
E la terra, che era arida, rinverdì e tutti potettero nutrirsi
dei suoi frutti e andare e venire senza che nessuno dicesse loro:
dove andate? non si passa di qui.
E i piccoli coglievano fiori e li portavano alle madri che sorridevano
loro dolcemente.
Non c'erano né ricchi né poveri ma tutti avevano
in abbondanza le cose loro necessarie perché tutti si amavano
e si aiutavano come fratelli.
E una voce, simile a quella di un angelo, echeggiò nei
cieli: Gloria a Dio che ha dato l'intelligenza, l'amore, la
forza ai suoi figli! Gloria al Cristo che ha restituito la libertà
ai suoi fratelli!
nota (1) Si tratta degli attributi delle persone della santa Trinità: lo Spirito (luce), il Figlio (amore) e il Padre (forza).
XII
Quando uno di voi subisce un'ingiustizia, quando nella sua strada
attraverso il mondo l'oppressore lo abbatte e gli pone sopra il
piede, se si lamenta nessuno lo ode.
Il grido del povero sale fino a Dio ma non arriva all'orecchio
dell'uomo.
Mi sono chiesto: da dove viene questo male? forse che colui che
ha creato il ricco come il povero, il debole come il potente volle
liberare l'uno di ogni timore nella sua iniquità e l'altro
di ogni speranza nella miseria?
E ho visto che quella era un'orribile bestemmia contro Dio.
Perché ognuno di voi ama solo se stesso, perché
è separato dai suoi fratelli, perché è solo
e vuole essere solo e il suo lamento non è udito.
In primavera, quando tutto si rianima, dall'erba sale un murmure,
formato da innumerevoli rumori, dalla voce di un numero incalcolabile
di povere, piccole creature impercettibili.
Nessuna di esse, da sola, sarebbe udita ma tutte insieme si fanno
sentire.
Anche voi siete nascosti sotto l'erba: perché non ne esce
nessuna voce?