Racconto IX La Povertà.
Voi siete in questo mondo come stranieri.
Andate a nord come a sud, a est come a ovest: ovunque vi fermiate
troverete un uomo che vi scaccerà dicendo: questo luogo
è mio.
E dopo aver percorso tutti i paesi, tornerete sapendo che non
esiste da nessuna parte un angolo di terra in cui vostra moglie
nel travaglio del parto possa partorire il suo primogenito o in
cui voi possiate riposare dopo la fatica o in cui, giunti alla
fine, i vostri figli possano seppellirvi, come in un luogo che
sia vostro.
Questo, certo, è causa di grande miseria.
Eppure non dovete troppo affliggervi perché colui che ha
salvato la razza umana ha scritto:
La volpe ha la sua tana, gli uccelli del cielo hanno il loro
nido ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare la testa. (1)
Egli si è fatto povero per aiutarvi a sopportare la povertà.
La povertà non viene da Dio, ma è una conseguenza
della corruzione e dell'avidità malvagia degli uomini:
e perciò ci saranno sempre poveri.
La povertà è figlia del peccato, il cui germe è
inogni uomo, e della servitù, il cui germe è latente
in ogni società.
Ci saranno sempre poveri perché l'uomo non distruggerà
mai completamente il peccato dentro di sé.
Ma ci saranno sempre meno poveri, perché la servitù
a poco a poco sparirà dalla società.
Volete operare per distruggere la povertà, per distruggere
il peccato, in voi stessi prima di tutto e poi negli altri, e
la schiavitù nella società?
Non è impadronendosi di ciò che appartiene agli
altri che si può distruggere la povertà, perché
come si potrebbe diminuire il numero dei poveri creandone dei
nuovi?
Ognuno ha diritto a conservare ciò che ha perché
altrimenti nessuno possiederebbe qualcosa.
Ma ognuno ha diritto di acquisire con il suo lavoro ciò
che non ha; altrimenti la povertà sarebbe eterna.
Affrancatevi dunque con il vostro lavoro, affrancate le vostre
braccia e la povertà non sarà più, fra gli
uomini, che un'eccezione permessa da Dio per ricordare loro la
debolezza della loro natura e l'aiuto e il soccorso mutuo che
si devono gli uni con gli altri.
nota (1) Citazione testuale di san Matteo, VIII, 20.