La biblioteca di Piombino

Storia e battaglie per la sua collocazione negli ultimi 50 anni

 A.D.L. Associazione Dei Lettori
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 Il comparto edilizio di Piazza Manzoni
Ricerca storica per una proposta di riuso

 Si è preferito riportare il lavoro apparso sulle pagine del notizario Avis del marzo 1998 invece del discorso tenuto in assemblea perchè era per ragioni di tempo un pò riduttivo

Dott. Ing. Enrico Nencioni
PREMESSA

La ricerca storica illustrata nelle pagine seguenti è stata elaborata nel 1982 quale indispensabile strumento di supporto ad una ipotesi di restauro e riconversione funzionale del comparto edilizio di piazza Manzoni. L'intervento progettuale di riuso, che per motivi di spazio non viene qui presentato, prevedeva di destinare l'edificio scolastico (succursale IPSIA ) a nuova sede della biblioteca comunale.
Erano quelli gli anni in cui si era aperto in città un appassionante dibattito , stimolato dalla approvazione del PRG '82 (primo strumento urbanistico coordinato tra i comuni della Vai di Corna), sul " che fare? "dei molteplici "SPAZI" gia disponibili, o che lo sarebbro divenuti di lì a poco, presenti nel centro storico della nostra Città.
Si trattava di "SPAZI " da intendersi non solo come entità fisiche misurabili (edifici ed aree che li circondano ), ma formati dalla stratificazione di altre molteplici dimensioni che ne caratterizzavano la loro complessa realtà la dimensione economica , quella sociale e quella storico-culturale. "SPAZI" di peculiare importanza quali il complesso del Castello il Rivellino, I' Ospedale Vecchio , l'edificio delle scuole Battisti di piazza Bovio ed i complessi scolastici IPSIA di piazza della Cittadella e piazza Manzoni
"SPAZI" destinati a farsi "riusure" sia per le implicazioni ambientali che ci suggeriscono più ancora della semplice forma edilizia, ma, soprattutto, per le funzioni culturali-sociali a cui possono assolvere nella ricerca del delicato equilibrio di conservazione/trasformazione integrata dell'intero centro storico della nostra Città.
I progetti di riuso dovevano pertanto essere strumenti capaci di riqualificare non solo un organismo edilizio ma, al contempo, le funzioni sociali e culturali tipiche del centro storico non chè di favorire delle opportunità di sviluppo economico assumendo ,per la qualità, la quantità e la dimensione degli interventi previsti , una valenza di livello quanto meno comprensoriale.
Oggi, a distanza di molti anni ,si deve amaramente constatare che ben poco è stato realizzato; solo la fase progettuale di alcuni interventi (Castello , Rivellirto , ex Battisti) è stata avviata mentre per altri complessi come quello di piazza Manzoni , nonostante gli studi ed i dibattiti che recentemente hanno portato alla definitiva approvazione del PRG 94, il "che fa re" è ancora un interrogativo senza risposta.
 

ANALISI STORICA E LETTURA DELLO STATO ATTUALE

S
e l'analisi storica è un importante strumento di supporto e complemento del rilievo architettonico in una qualsiasi operazione tesa alla completa conoscenza di un organismo edilizio nelle trasformazioni e stratificazioni che ne hanno determinato la forma attuale, per lo studio in oggetto essa si è rivelata essenziale supplendo alla impossibilità di effettuare ,durante le operazioni di rilievo strumentale, dei saggi esplorativi che avrebbero permesso una lettura più esauriente dei processi di trasformazione edilizia celati, per la loro totalità , da intonaci e pitture.
1) La destinazione d'uso religiosa originaria.
Fulcro, storico ed edilizio , del complesso di Piazza Manzoni è la chiesa di 5. Giovanni
Battista, ora detta della Misericordia , eretta nella prima metà del secolo XIII.
Dell'architettura originaria di questa chiesa resta soltanto l'impianto e la parte inferiore della facciata con il paramento murario in pietra d'alberese e la zoccolatura di base, oggi quasi totalmente interrata , che testimonia il diverso livello originario della piazza antistante. La facciata, in origine molto più alta e slanciata, doveva avere un portale sormontato, all'altezza del filare di bozze più grandi, da una lunetta, mentre, nella parte superiore , probabilmente si apriva un rosone od una bifora.
(1)

Le origini del complesso religioso, adiacente alla chiesa, sono da collegare strettamente alle vicissitudini dell'ordine religioso dei Frati Francescani Conventuali.
Il primo convento francescano, sorto nell'area piombinese verso la metà del XIII secolo, era , con tutta probabilità , localizzato fuori della cinta muraria , nelle adiacenze della porta di terra.
(2) Durante l'assedio del Re di NapoliAlfonso d'Aragona (dal Giugno a Settembre 1448) i locali del convento fornirono, loro malgrado, un utile riparo per gli assedianti tanto che alla conclusione dell'assedio, il Signore della Città, Rinaldo Qrsini, li fece distruggere poichè si prestavano troppo bene al rifugio di altri potenziali nemici. (3) Privati della loro sede originaria , i frati Francescani furono temporaneamente ospitati nell'ex convento delle Clarisse e, successivamente ,nei locali del "Palazzaccio" , antica sede del Consiglio degli Anziani, prima della edificazione (1444) del Palazzo Civico.
Come testimoniato da un documento conservato nell'archivio della Confraternita della Misericordia, questa sede poco si prestava alla vita conventuale poichè :-" i padri erano necessitati andare ad officiare in Villa Nuova nella piccola chiesa di S.Giovanni , per evitare dunque il timore l'incomodo e l'angustie fu preso l'espediente d'ingrandire il tempio sotto il titolo di S. Francesco nella forma che si trova oggi ed edificato il convento che similmente della capacità che si vede
(4)

Siamo nel 1575 e quest'anno ed i seguenti vedranno un certo fervore nella costruzione di opere religiose e civili.
Oltre alla chiesa, che secondo il termine usato nel precedente documento viene ingrandita e subisce quindi le prime trasformazioni (riguardanti probabilmente la costruzione delle cappelle sul lato Est) , ed al convento di nuova edificazione, è di questi anni la ricostruzione dell'ospedale di S.Trinità che sarà affidato in custodia ai frati di S.Giovanni di Dio
(5)

Si completa quindi ,nel XVI secolo, la struttura del complesso religioso che si articolava sulla chiesa ,da quel momento chiamata di 5. Francesco e su due corpi di fabbrica adiacenti a questa:
- sul lato ovest quello costituito dai locali occupati dai frati di S. Giovanni di Dio che , sebbene incaricati della custodia dell'ospedale, probabilmente gravitarono ancora per molto in quest'area estremamente vicina alla sede ospedaliera (attualmente locali di proprietà demaniale con varie destinazioni);
- sul lato est quello del nuovo convento dei Francescani (attuale sede della ex succursale IPS1(A).

Oggi ben poco è rimasto di questi due organismi edilizi: del convento francescano si può ancora identificare al piano terreno, nonostante le numerose modifiche e superfetazioni, l'impianto a L del Chiostro con volte a crociera che si affacciava sugli orti e giardini presenti sui terrapieni a ridosso delle mura ed alcuni ambienti voltati fra i quali uno, per le dimensioni che presenta, poteva probabilmente essere destinato a sala capitolare; dell'edificio ad Ovest resta intatto un grande ambiente, completamente interrato, concluso con una volta a botte in mattoni e che presenta, sul lato attiguo alla Chiesa, due aperture, temponate, sormontate da lunette. Sicuramente gli intonaci celano la presenza di murature portanti risalenti allo stesso periodo poichè l'impianto planimetrico dell'edificio, come testimoniato dalle prime rappresentazioni cartografìche del centro storico, aveva già raggiunto la consistenza attuale.

2) Dalla "militarizzazione" ottocentesca del complesso ad oggi.
Il complesso mantenne la destinazione d'uso religiosa fino al 1806 quando, sotto il governo di Elisa e Felice Baciocchi, furono soppresse tutte le corporazioni religiose.
(6)
Negli stessi anni, il Principe Baciocchi , per custodire a vantaggio della Francia la Fortezza di Piombino e garantire la socurezza dei collegamenti con l'Elba, costituì un cospicuo contingente militare che prese il nome di "Battaglione del Principe Felice".
(7)
La presenza in città di un consistente numero di militari ed il concomitante forzato abbandono degli edifici da parte dei religiosi, furono le cause del radicale cambiamento di destinazione d'uso dell'intero complesso edilizio e delle trasformazioni, soprattutto interne, effettuate per il necessario adeguamento funzionale: l'ex Convento Francescano fu destinato a residenza del Comandante della Piazza di Piombino; la Chiesa fu ridotta a scuderia ed arsenale; l'ex Convento di S. Giovanni di Dio fu trasformato in caserma.

Sorte migliore non ebbe la stessa piazza antistante (l'attuale Piazza Manzoni) che, nell'opera di "militarizzazione" dell'intera area, fu destinata a Piazza d'Armi.
Quanto asserito trova conferma nei documenti e nella cartografia catastale risalenti al 1821 e custoditi presso l'Archivio di Stato di Livorno
(8) dove è inoltre rilevabile che gli edifici e le aree sopra menzionati, erano tutti in proprietà alle "Regie Fabbriche".
Le modifiche subite dagli edifici sono invece parzialmente documentate all'Archivio diStato di Firenze
(9) in fascicoli riguardanti appunto le "Regie Fabbriche". Queste interessano una miriade di interventi frarnmentari (rifacimenti delle coperture e degli stoiati, aperture di nuove finestre e vani, rifacimenti di archi e di altre parti strutturali compromesse, etc.) compiuti nell'arco di tempo che arriva alla metà del XXI secolo, tendenti a garantire l'abitabiità dei locali, la loro manutenzione ed il soddisfacimento delle esigenze dettate dalla nuova destinazione d'uso.
Fra le modifiche più importanti è da segnalare il progetto di ristrutturazione del Palazzo del Comando (del quale rimane un documento cartografico relativo al 1° piano, redatto nel 1840 dall'architetto Angiolo Caprilhi, dove si pre-vede la divisione del corpo di fabbrica in tre allog-gi adatti ad ospitare altrettanti ufficiali della guar-nigione, tra i quali il Comandante.
(10)
Con l'unificazione del Regno d'Italia del 1860, la presenza militare a Piombino si riduce notevolmente, allentando così la pressione esercitata sugli edifici e sull'area di Piazza Manzoni.
La Confraternita del S.S. Crocifisso e Sacramento (attualmente detta della Misericordia), ripristinata nel 1824 dopo la soppressione napoleonica, rivolge numerose richieste all'Amministrazione Militare per ottenere la Chiesa di S. Francesco e restituirla al culto. Nel 1865, con delibera del Direttore del Genio Militare di Livorno, la richiesta viene accolta e, nello stesso anno, la Confraternita inizia i lavori di restauro
(11).


Nella relazione di descrizione dello stabile e di stima dei lavori occorrenti così si legge
..Lo stato attuale del piano interno della suddetta soppressa Chiesa, per il rialzamento avvenuto delle così detta Piazza d'Armi, o Prato della Cittadella, è di una bassezza tale, al di sotto dell'adiacente terreno, che non si può evitare di praticarvi un rialzamento generale, onde non solo di difenderli dalle acque, che ad ogni piccola pioggia potrebbero in gran copia introdurvisi, ma ancora per toglierli l'attuale forma di una cantina, che veramente ora rappresenta. Forse taluno potrebbe avere in animo di sostituire al proposto ripieno lo sbassamento del prato di fronte, ma esaminata la cosa in tutte le sue parti, presenta tali difficoltà, che sarebbe assoluta stoltezza il parlarne, anche per sola e mera ipotesi".
(12)
La relazione elenca inoltre, fra i lavori necessari, il rifacimento delle sovrastrutture di copertura e degli intonaci ed è accompagnata da un disegno che illustra la disposizione planimetrica della Chiesa. Da questa rappresentazione si rileva un particolare interessante: un ampio locale, adiacente alla Chiesa sul lato Ovest, e quindi facente parte dell'edificio dell'ex Convento di 5. Giovanni di Dio, è indicato come-"teatro".

 

La trasformazione di questo spazio in piccolo teatro doveva essere già avvenuta in epoca napoleonica, (periodo in cui il prestigio del principato si rinvigoriva dopo i periodi di decadenza sei-settecentesca e la politica dei Principi era ispirata a interventi di pubblica utilità) ed esso mantenne questa destinazione fino al secondo dopo-guerra: di questo ambiente oggi rimane in completo stato di abbandono il grande doppio volume della sala, concluso con una volta a botte, mentre l'impianto della scena, un corpo aggiunto al fabbricato in direzione Nord ed eretto appositamente per questo scopo (visibile in alcune inmagini fotografiche degli anni '30), è andato completamente distrutto.
Nel 1875 il Palazzo del Comando (dal 1871 bene di proprietà del Demanio Nazionale)
(13) fu ceduto a privati (Signor Azzo]ino Celati) (14) che lo adibirono a residenza apportando presumibilmente, le modifiche ritenute necessarie al nuovo uso.
Nel 1937 il Comune di Piombino deliberava di acquistare il palazzo dalla famiglia Celati,
(15) destinandolo, ben presto, all'uso scolastico che lo caratterizza ancora oggi.
E' l'ennesimo cambio di destinazione d'uso che non potrà prescindere da affrettate e improvvisate modifiche che, negli anni a venire, interesseranno anche le aree esterne: nel dopo-guerra vengono infatti edificati, sui terrapieni prospicenti le mura di fortificazione ed in aderenza a queste, i locali attualmente occupati dalle officine dell'istituto Professionale, dequalificando definitivamente, da un punto di vista ambientale, un'area già notevolmente compromessa dalle molteplici trasformazioni e superfetazionii che avevano completamente stravolto l'architettura originaria del complesso.
Sotto la spinta della elevata scolarizzazio-ne di questi ultimi anni, diveniva sempre più
urgente il reperimento di nuove e soprattutto più funzionali aule, pertanto nel 1971 l'Amministrazione comunale interveniva sull'edificio scolastico con un radicale progetto di ristrutturazione.
L'intero primo piano e la copertura venivano quasi completamente abbattuti (lasciando inalterate soltanto alcune murature portanti dell'impianto originario) e ricostruiti introducendo parziali sopraelevazioni, modifiche interne e variando la localizzazione e le dimensioni di aperture e finestre, soprattutto sul prospetto Nord.
Anche l'edificio dell'ex Convento di S. Giovanni di Dio subiva, dalla metà del XIX secolo in poi, numerosi cambiamenti di destinazione d'uso, che per la completezza dell'analisi storica elencheremo di seguito, non tralasciando di ripetere che tutte queste variazioni determineranno ulteriori interventi edilizi di adeguamento e manutenzione che si sovrapporranno, senza soluzione di continuità fino ad oggi.
Dopo lo scioglimento della guarnigione militare, parte dei locali, ubicati al piano terreno ed al primo piano (quelli che si affacciano sulla attuale Piazza Manzoni), ospitarono in un primo tempo la Caserma dei Vigili del Fuoco e successivamente furono adibiti a residenza di personale alle dipendenze del Demanio Marittimo che li ha in uso tutt'ora.
I locali adiacenti agli stessi livelli (quelli che si affacciano sulla attuale via Puccini) furono sede di un circolo culturale denominato "Il Galileo" ed adibiti a sale di riunione ed esposizione; successivamente furono utilizzati per attività didattiche (aule distaccate del vicino Liceo Scientifico). Attualmente, sebbene in condizioni di notevòle degrado; erano (sono) là sede provvisoria di varie associazioni culturali cittadine.
Infine resta da dire che l'intero piano secondo (che come illustrato dalle tavole di rilievo si articola soltanto su parte dell'edificio) è stato ceduto a privati che tutt'ora vi risiedono.

CONCLUSIONI
D
a questa esaustiva descrizione del processo di storicizzazione traspare ampliamente, ed il rilievo tecnico lo conferma ed evidenzia, quanto e come i valoriarchitettonici ambientali siano stati compromessi.
Pur tuttavia, la realtà dello stato attuale ci indica che qualcosa è rimasto e lo si può (e lo si deve) valorizzare assieme ad altre "piacevoli sorprese" che potrebbero apparire dai risultati di saggi esplorativi e di indagini non distruttive (fotogrammetria, termografia) che, per le difficoltà derivanti dalla destinazione d'uso attuale, non si sono potuti effettuare durante questo lavoro di ricerca.
Dall'analisi dei processi di storicizzazione che hanno interessato il comparto di Piazza Manzoni traspare indiscutibilmente la sua propensione ( una capacità che è prerogativa dell'intero tessuto edilizio della città antica) a farsi "riusare" , anche in modi assai diversi da quelli originaii, dimostrando che il legame tra funzioni nello spazio ed uso dello spazio stesso, ha una sua natura intrinseca assai articolata, una capacità inesauribile nel tempo di mutamento ed adattabilità forse anche maggio-re della proverbile durabilità dei materiali e delle strutture.

Dott. Ing. Enrico Nencioni


BIBLIOGRAFIA
1-I.TQGNARNI - M.BUCCI; Piombino Storia ed Arte - Piombino, 1978.
2-E.LOMBARD ; Piombino Sacra - Piombino,1960.
3-E.LOMBARDI;opera citata.
4-ARCHIVIO CONFRATERNITA DELLA MISERICORDIA; Frammento - sez.VI - cartella 1- fasc.1.
5-L. CAPPELLETTI; Storia della Città e del Principato di Piombino - Livorno 1897.
6-B.CASINI; Guida inventano degli archivi del Principato di Piombino - Livorno 1971.
7-L. CAPPELLETTI; opera citata.
8-ARCHIVIO DISTATO LiVORNO; "Tavole indicative" della Comunità di Piombino.
9-ARCHIVIO DISTATO DI FIRENZE; Scrittoio delle Regie Fabbriche - Fascicolo di Piombino.
10-ARCHIVIO DISTATO DI FIRENZE; Scrittoio delle Regie Fabbriche - Fascicolo di Piombino n0 2600.
li-ARCHIVIO CONFRATERNITA DELLA MISERICORDIA; sez.VI - cartelle varie.
12-ARCHIVIO CONFRATERNITA DELLA MISERICORDIA; sez.VI - cartella 2- fasc.81.
13-ARCHIVIO DISTATO LIVORNO; Campione della Comunità di Piombino n0 626.
14-ARCHIVIO DISTATO LIVORNO; Supplemento al campione della Comunità cli Piombino n0 629.

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